Capitolo 82

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"Quindi...qualcuno ricatta tuo padre?".
Rivedere Eric ha migliorato la giornata, tuttavia mi chiedo fino a che punto sarò in grado di mentirgli. Lui mi ha sempre capita, mentre ora è davvero tanto confuso.
"Si, non ne so molto, ma siamo dovuti scappare all'improvviso..io...non so davvero cosa dirti". Abbozzo un sorriso tirato. Dopo avermi abbracciata per più di cinque minuti, il mio amico non ha perso tempo per rimpinzarmi di domande alle quali non avevo mai una risposta vera.
"Tranquilla, non agitarti. Sei abbastanza scossa, sei cambiata", sussurra poggiando una mano sulla mia.
Alex è entrato al Sophia, o meglio quello che ne resta, mentre io sono seduta sul marciapiede con Eric e Sara che mi guardano come se avessi tre teste.
"Non è stato un bel periodo", dico.
"Immagino tesoro", sussurra Sara. "Siamo stati molti in pensiero per te, non sapevamo cosa ti fosse successo".
"Mi dispiace davvero tanto", deglutisco. "Non volevo farvi preoccupare".
"L'importante è che tu sia tornata", sorride Eric. "Mi sei mancata davvero tanto", mi perdo nel suo abbraccio ma fa male, fa male sapere che quello che ha appena detto non corrisponde al modo in cui andranno le cose.
"Io..io non credo di poter restare".
"Cosa?". Domandano in coro.
"Per quale motivo?". Insiste Eric.
"Non è molto sicuro per me", abbasso lo sguardo. "In realtà non dovrei essere qui in questo momento, ma...volevo rivedervi. Credetemi, molte volte avrei voluto chiamarvi per rassicurarvi ma...non potevo".
"Hey", un sorriso triste increspa le labbra della mia amica. "Non devi piangere, Sophia. Non mi è molto chiaro quello che stai passando ma ti credo".
"Anch'io, tesoro. Sempre e comunque", sussurra Eric tirando su col naso. "Di qualunque cosa tu abbia bisogno, sappi che puoi contare su di me".
"Voglio solo che tu sia felice e che faccia della tua vita quello che vuoi", gli dico. "Non permettere mai a nessuno, neppure a tuo padre di scegliere al posto tuo".
"Parli come se mi stessi dicendo addio", sbuffa una risata nervosa che io non ricambio. "Sophia", mi guarda serio, Sara non è da meno. "È un addio questo?".
"No, non lo", asserisco cercando di convincere per prima me stessa. "Londra è la mia casa, amo questo posto, amo voi e farò di tutto per tornarci un giorno".
"Un giorno?".
"Devo prima sistemare alcune cose". Vorrei parlargli della mia gravidanza ma ho così paura di tutto che voglio proteggere ancora per un po' questa piccola creatura dal resto del mondo. "Poi...sono sicura che ci rivedremo", forzo un sorriso pur di non scoppiare a piangere come una bambina.
"Oh...si, noi... lo capiamo", mormora Sara guardando Eric che non ha mai distolto gli occhi da me. Voglio molto bene a Sara, è stata la prima persona che ho incontrato in questa sorta di nuova vita, ma Eric è Eric. Fra di noi c'è sempre stato un legame forte, qualcosa che andava oltre i pochi mesi in cui ci siamo conosciuti e credo che ad oggi, sia una delle poche persone che mi capisce davvero anche quando non lo voglio.
"È tutto o-ok?". Gli chiedo come una stupida.
"Fin quando resti?". I suoi bellissimi occhi sono lucidi, nascondono una sofferenza che so di avergli causato io. Mi odio per questo, vorrei solo gettarmi fra le sue braccia e raccontargli tutto. Ma non posso, ci sono troppe vite in ballo.
"Non lo so", mi guardo intorno. Alex è dentro, ma ovviamente ha lasciato Dave come mia guardia del corpo che non mi ha persa di vista per un attimo. "Devo chiedere ad Alex".
"Di un po'", si alza passandosi le mani fra i capelli. "Non è che quel tipo ti ha rapita e ora hai una specie di sindrome di Stoccolma?". Sbotta.
"Eric, ma che dici?". Sgrano gli occhi.
"Dico che da quando lui è rientrato nella tua vita, tu sei cambiata e non in meglio. Stai sparando una valanga di cazzate, Sophia".
"Eric io...".
"No", alza le mani. "Diresti solo altre bugie".
"Credimi, non vorrei ma...".
"Non ti fidi di noi? Sai che non ti giudicheremmo mai". Mi fa male sentire queste parole ma credo che avrei agito allo stesso modo con lui.
"Non è per questo", abbasso lo sguardo. "Non posso...non riguarda solo me".
"Allora c'è qualcosa? Ti hanno fatto qualcosa? Oddio Sophia, ti prego parla". Poggia le mani sulle mie spalle.
"N-non posso".
"Che significa che non puoi?". Urla ed è in quel momento che Alex esce e corre verso di me come una furia.
"Non è successo nulla", dico subito, e stranamente neppure lui dice nulla. Poggia una mano sul mio fianco attirandomi a se.
"Dobbiamo andare", guarda Eric, io non ho il coraggio di farlo. "Ti aspetto alla fine della strada", mi stampa un lungo bacio sulla tempia prima di lasciarmi sola con i miei amici.
"Sophia...", Sara afferra le mie mani fra le sue. "Eric", poi urla quando quest'ultimo si gira e va via senza neppure salutarmi. "Perdonalo, ti vuole solo molto bene".
"Non è lui che deve farsi perdonare", sussurro con un groppo in gola. Avrei voluto abbracciarlo, il giorno dell'operazione è sempre più vicino. "Digli che gli voglio un mondo di bene e che..tornerò".
"Noi ti aspettiamo", fa una smorfia solo per mascherare il suo labbro che trema.
"Salutami la piccola Penelope", chiudo gli occhi nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. "Ti voglio bene Sara".
"Te ne voglio anch'io, piccola Sophia".

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora