Capitolo 49

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Alexander'pov
Sono troppo ubriaco per gestire quello che sta accadendo, completamente andato per poter fermare qualcosa di sbagliato ma che per me è sempre stato maledettamente giusto.
La vedo muoversi senza scarpe su quel cubo dove l'ho sempre immaginata, ma solo per me. Solo ed esclusivamente per me. Tutto questo è suo, è sempre appartenuto a lei. È nato per lei, e mi prudono le mani quando inizia a muoversi piano come ho sempre voluto. Sospiro pesantemente, vorrei prendermi a schiaffi per il poco controllo che so di avere ora. Non riesco a pensare ad altro se non a lei, a quanto la voglio e a quanto la amo.
Amo Sophia da tutta la vita, lei questo non lo sa e non potrebbe essere altrimenti. Non le ho mai dato modo di poter pensare una cosa simile. Sono stato un bastardo con lei e lo sono davvero con tutto il resto del mondo. Odio quello che devo fare, odio dover rinunciare all'unica cosa di cui m'importa davvero nella vita. Lei c'è. C'è sempre stata per me, non si è mai arresa e questo mi fa impazzire. Ci sono volte in cui mollerei tutto, me la caricherei in spalla e la porterei via da tutto, ma non posso. Le circostanze non me lo permetto e non perché io abbia bisogno di loro, ma lei si. Forse un giorno sì, e per quanto abbia sempre desiderato renderla come me, so anche quanto soffrirebbe. Lo so troppo bene, e questo mi ha sempre frenato. È sempre stato il mio punto debole ma l'unico prezzo da dover pagare per poterla toccare senza più la paura di ferirla. Tuttavia il rischio di poterla perdere, solo per l'amore che provo per lei, è troppo alto e non me lo perdonerei mai.
Vorrei dirle che è tutto per me, vorrei dirle che quel vestito è la fine del mondo su di lei ma che muoio dalla voglia di strapparglielo di dosso. Vorrei dire e fare tante cose, come alzarmi da questo divano e baciarla fino a toglierle il respiro. E provo a resistere, ci provo davvero, fin quando almeno in questo attimo di poca lucidità penso che non me ne frega un cazzo delle conseguenze. Mi lecco le labbra, lei balla piano, troppo lentamente, troppo vicina a quel palo e a quel punto, tutto va a farsi fottere. Non si è accorta che la sto raggiungendo. So qual'è il suo scopo ma non le dirò mai che è appena riuscita a mettermi ko.
"Fossi in te mi fermerei ora", incrocia i miei occhi. Nulla mi ha mai fregato quanto questi. Nulla è stato mai in grado di farmi cambiare idea su qualcosa quanto il suo sguardo.
"Dovresti ballare con me", sussurra piegandosi sulle ginocchia arrivando così all'altezza del mio viso. La guardo e l'unica cosa a cui riesco a pensare, è a quanto sia bella, sexy, perfetta. La voglio, la voglio fra le mie lenzuola, voglio il suo profumo addosso ma sopratutto voglio che lei abbia il mio su ogni centimetro del suo corpo.
"Dovrei..", poggio una mano sulla sua vita. "Ma preferisco fare questo", e anche l'altra. La prendo in braccio, l'avvicino a me e la bacio come forse non avrei mai dovuto fare perché so che con lei non c'è mai un punto di ritorno. Da dieci anni la tengo lontana, da dieci anni la vedo crescere senza di me, da dieci anni la amo e lei neppure lo sa.
Sussulta producendo un verso con quelle labbra stupende che sono sicuro, non dimenticherò molto facilmente. Poi si aggrappa alle mie spalle mentre io tengo le sue gambe aperte ai lati del mio busto. Cammino verso il divanetto sul quale eravamo seduti prima, mordendole le labbra fino a farle male. La faccio stendere sotto di me e...per quanto abbia immaginato più volte come sarebbe stato vederla proprio così, ora è decisamente diverso. Decisamente perfetto, giusto. Lei è dove deve essere, io sono dove voglio essere.
"Alex", ansima fra un bacio e l'altro quando mi spingo contro di lei. Ho gli occhi aperti per tutto il tempo, sarò anche ubriaco ma voglio che tutto questo avvenga come l'ho sempre immaginato. In questo posto che sa di lei e lei soltanto. Nessuna donna potrà mai competere con Sophia, nessuna potrà mai farmi dimenticare o provare quello che provo mentre la vedo agitarsi sotto di me. Ha le scocche rosse, abbiamo bevuto troppo e lei è sempre bella. Troppo bella. La mia morte, il mio più grande punto debole.
"Così peggiori tutto", sussurro poggiando la fronte contro la sua. Una parte di me sa di doversi fermare, l'altra mi urla di farla mia per sempre e sparire da questa città che non mi permetterà mia di amarla come vorrei.
"Shhh", poggia un dito sulle mie labbra. Perdo la testa quando mi affronta, mi provoca, mi combatte, ma la perdo anche quando mi guarda dolcemente e mi dice di esserle mancata. Ho odiato suo padre a morte ieri sera, ho odiato vedere il modo in cui l'ha portata via da me con troppa facilità. L'ha già fatto, mi ha fatto capire che per lui sarebbe un gioco da ragazzi allontanarci di nuovo, come so che il suo è solo l'atteggiamento di un padre che ha paura di perdere la propria figlia. Anch'io ho perso tutto perdendo lei e non so fino a che punto potrò continuare a fingere di farmelo andare bene.
Io voglio Sophia e tutto il resto posso anche sopportarlo se c'è lei.
Ringhio fra i denti mentre mi guarda come se volesse la stessa cosa che voglio io e perdo la ragione, la perdo completamente, quando sfiora il mio viso con le dita e traccia il contorno delle mie labbra prima di riappoggiarci su le sue ancora una volta.
"Mi uccidi così", sospiro pesantemente accarezzando le sue gambe perfette che morderei da cima a fondo. Ogni tanto chiude gli occhi, poi li apre e ci leggo tutta la passione che ci ha sempre legati. Voglio pensarla così, perché se ricordo che il suo primo bacio non l'ha dato a me, spacco tutto e non sto scherzando.
"Voglio solo...", schiude le labbra ma io voglio sapere cosa ha da dirmi.
"Parla", le mordo le labbra e sono costretto solo per un attimo ad allontanare le mani dal suo corpo. Succede questo quando perdo il controllo e lo odio perché con lei vorrei poterlo perdere sempre senza farle del male.
"Stare con te...anche solo un po'". Le bacio il collo poi torno a guardarla negli occhi.
"Solo un po'?". Poggio la mia fronte sulla sua.
"So che domani...insomma, vorrei avere la certezza di poter stare un po' con te anche solo una volta alla settimana". Mi sento così debole quando dice queste cose che scioglierebbero il cuore più freddo.
"Non mi basta".
"Cosa?". Un piccolo sorriso increspa il suo viso e credo che questa, sia la fine del mondo.
"Un solo...".
"Alex", mi alzo di scatto. Ogni parte di me si allerta quando sono con lei e qualcuno cerca di rovinare questo momento. Sophia fa lo stesso aggrappandosi alla mia maglia e vorrei non la lasciasse mai.
"Dave", rilascio un sospiro anche se la sua presenza non è affatto gradita in questo momento.
Noto che mi guarda e che poi il suo sguardo ricade su Sophia in modo...strano. La circondo con un braccio d'istinto e lui distoglie subito lo sguardo. Non è la prima volta che ci coglie in flagrante e non la prima volta che guarda Sophia in quel modo. Non mi piace ma potrei anche sbagliarmi e aver travisato tutto. Infondo, quando si tratta di lei non capisco un cazzo.
"C'è un problema", dice e dal suo sguardo capisco che è qualcosa di grave. Mi gira la testa e non sono sicuro di riuscire ad affrontare questa cosa ora. "È urgente", aggiunge.
"Alex che succede?". Sussurra Sophia confusa, assonnata e ancora molto brilla. Ora come ora non riesco a pentirmi di nulla ma so che domani non sarà così.
"Nulla, non preoccuparti", la sto ancora abbracciando e mi rendo conto solo ora, che forse questa è la prima volta che sono così...gentile con lei. Vorrei poterlo essere sempre, vorrei viziarla, trattarla come la mia regina. È questo per me.
Sono perdutamente innamorato di lei e di questo corpo, di questa pelle, dei suoi capelli e del suo dannato profumo alla fragola. Annuisce per nulla convinta e sono sicuro che da sobria non si sarebbe arresa così facilmente.
"Era sotto casa tua", sgrano gli occhi dinanzi alle parole di Dave.
"Che cosa?". Serro le mani in due pugni, poi la stringo di più a me. È esausta e lo capisco quando si appoggia con il viso al mio petto e chiude gli occhi.
"Sai cosa vuole", con un cenno indica la donna fra le mie braccia e mi irrigidisco ancor di più. "Credo sia meglio che lei....".
"Questo lo so già", sbotto. "Andremo da Micol".
"Suo padre...vorrebbe parlarti", bisbiglia. Sophia si è addormentata ed è meglio così.
"Suo padre può anche andare a farsi fottere. Lei resta con me stanotte".
"Sai bene che farà un casino per questo", ho già preso Sophia in braccio, poi recupero le sue scarpe.
"Hai l'auto?".
Tom è l'ultimo dei miei problemi ora. La priorità è lei.
"Alex", sospira. "Diego non ci metterà molto a trovarla".
"Hai l'auto?". Ringhio fra i denti. Annuisce, poi si volta e raggiunge l'uscita. Mi guardo un'ultima volta intorno, la torta è ancora sul tavolo, come la bottiglia vuota che ci siamo scolati. Mi viene quasi da sorridere se penso a quello che abbiamo combinato, poi il volto di quell'uomo mi torna in mente e riesco solo a pensare a lei e a quanto vorrei sempre proteggerla da tutto, e lo farò. Nessuno le farà del male, piuttosto, devono uccidere prima me.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora