Le cose belle finiscono ma spero che questa giornata sia solo l'inizio di qualcosa di più forte.
"Tieni".
"Grazie", sussurro afferrando il mio vestito che indosso subito. Da quando le sue braccia hanno lasciato il mio corpo, ho di nuovo freddo. Lui recupera le sue cose, infila le scarpe e si da una sistema ai capelli che bagnati sono ancora più lunghi.
"Andiamo?". Annuisco. I toni sono cambiati letteralmente rispetto a quando siamo arrivati. Ora è più calmo, rilassato e gentile. Ci guardiamo spesso, lui mi cerca con gli occhi e credo di non poter desiderare di meglio da lui al momento. Camminiamo fino alla sua moto, siamo silenziosi ma non uno di quei silenzi che ti fa sentire a disagio. È giusto così, alle volte le parole sono solo superflue. Guida con calma, senza alcun fretta, più piano del solito. Ho la sensazione che neppure lui voglia che questo tempo insieme finisca. Per questo, quando accosta sotto casa do voce ai miei desideri.
"Hai da fare...ora?". Dondolo sui talloni e lui si gira di scatto nella mia direzione mentre è ancora seduto in moto. È sorpreso e i suoi occhi che si spalancano me lo confermano. C'è una lotta in questi e spero tanto che lasci vincere l'Alex che mi ha confortata e stretta a se quando piangevo.
"Ho...ho un impegno con degli amici", mormora abbassando lo sguardo. Sembra in difficoltà, oserei dire triste ma è solo frutto della mia immaginazione. Non può essere altrimenti.
"Ah, ok", fingo un sorriso che deve uscirmi davvero male. "Non fa nulla, era solo per...niente", muovo le braccia freneticamente e vorrei tagliarmele, sul serio.
"E quello che ci fa qui?". Assottiglia lo sguardo. Seguo quella direzione e vedo Ben appoggiato alla sua auto che fa finta di non averci visto. Sbuffo alzando gli occhi al cielo, reazione che non passa inosservata agli occhi di Alexander.
"Ti sta creando problemi?". Ha la mascella serrata e le mani strette sul manubrio.
"No, noi...dobbiamo chiarire una cosa", balbetto sospirando pesantemente. Non è il momento adatto, non so che dirgli, ne come affrontare la situazione.
"Non vi eravate lasciati?". Domanda puntando lo sguardo oltre le mie spalle.
"Si, ecco...c'è solo un'ultima cosa da chiarire. Spero". Aggiungo sottovoce.
"Se rompe più del dovuto, chiamami", gli lancia un'ultima occhiataccia prima di guardare me.
"Oh..okei, grazie. Immagino", borbotto confusa. Un atteggiamento simile, così protettivo, non lo vedevo da anni e non posso che esserne felice. Questo vuol dire che gli importa ancora di me, almeno un po'. "Ah Alex", lo fermo quando vedo che sta per rimettersi in moto. Alza lo sguardo su di me, facendomi segno di continuare.
"Grazie per oggi", un sorriso timido increspa le mie labbra. Solo con lui sono così e non me ne vergogno.
"N-non ho fatto nulla", balbetta. Alex? Alexander Clark? Non credo siano la stessa persona.
"Per me si", scrollo le spalle e gli sorrido ancora. Ora, forse, posso affrontare Ben. "Ehm, quindi...ciao".
Vedo le sue narici dilatarsi, il suo sguardo spostarsi ancora una volta alle mie spalle prima di puntarlo su di me.
"Ciao cerbiatta", mi sorride, in modo alquanto illegale, accarezzando per un sol secondo il mio viso e poi se ne va, lasciandomi sul marciapiede di casa nostra e so che tornerà. Stavolta lo so.
Quello che non so, è quello che invece accadrà da qui a cinque minuti ma è arrivato il momento di affrontarlo.
"Hey", mi avvicino restando a qualche centimetro di distanza da lui. "Che ci fai qui?". Domando con un mezzo sorriso giusto per non sembrare la solita stronza insensibile.
"Ecco io...". Si gratta la nuca. "Ti ho mandato un messaggio nei giorni scorsi e...".
"Si, lo so", sussurro in difficoltà. "Mi dispiace molto per come...mi sono comportata ma...".
"Non devi preoccuparti", sorride appena e so che sta facendo una fatica enorme.
"No Ben, non va affatto bene. Sono stata una stronza, non volevo ignorarti ma non sapevo cosa dirti".
"Voglio solo chiarire quello che è...successo". Dice. "Hai provato a baciarmi ed ero felice, davvero".
"Ho provato? Quindi....".
"Ti ho fermata", mi interrompe risentito. "Mi hai chiamato...Alex".
"C-cosa?". Balbetto avvampando in un secondo.
"Immagino sia...quel ragazzo, il tuo vicino".
"Il mio v-vicino?".
"L'ho visto spesso quando....quando stavamo insieme", dice abbassando il capo.
"Ben io...io non so che dire".
"Non devi dire nulla", scrolla le spalle. "Credo sia tutto già chiarito".
"Non volevo coinvolgerti". Lo guardo e mi dispiace davvero. Non meritava tutto questo.
"Non è colpa tua, Sophia. Non scegliamo di chi innamorarci", trasalisco. "Meglio se vado".
"Ben io...". Resto con le mani a mezz'aria mentre vedo andare via anche lui. Per quanto sia meglio così, non volevo che le cose andassero in questo modo. So come ci si sente e so di aver sbagliato troppo anche con lui.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...