Fermo sul primo gradino per andare chissà dove mi fissa come se non lo avesse mai fatto prima. E' logico che abbia sentito quello che mia madre ha detto, come lo è il fatto che lei non lo abbia visto. Chiudo la porta alle mie spalle, abbassando lo sguardo mentre mi avvicino alle scale per superarlo. Non mi piace l'idea che lui sappia che stavamo parlando di cui, o meglio che stavamo litigando per lui. Credo di avergli dato già fin troppa importanza e lui lo sa. Sento il suo sguardo incendiare le mie spalle per poi continuare a scendere le scale dietro di me. Sono ferma fuori il cancello principale in attesa che Sara ed Eric vengano a prendermi, lui è sgattaiolato nel suo garage e spero vada via il prima possibile. Non so perchè ma credo che se solo provassimo a parlare, litigheremmo. Finisce sempre così. La fortuna però non è dalla mia parte e quando in sella alla sua moto esce dal garage, Sara non è ancora arrivata e lui si ferma proprio ad un passo da me."Esci?". Mi acciglio. Tutto quello che ha da dire è questo?.
"Si", rispondo soltanto non volendo creare altri mille problemi fra noi, ne abbiamo fin troppi. Una parte di me vorrebbe dirgli di quello che ho visto in quel posto, di Carla e dell'amicizia con mia madre, ma poi mi dico che è inutile e che in ogni caso negherà tutto, quindi desisto. Ancora e ancora.
"Mh", con la coda dell'occhio lo vedo fare una smorfia e prima che possa collegare bocca-cervello, parlo.
"Problemi?". Domando piccata.
"E dov'è che vai?". Lo guardo male: uno, perchè non ha risposto alla mia domanda e due, perchè non ha alcun diritto di chiedermi nulla.
"In paradiso, almeno non corro il rischio di incontrarti", sbotto.
Scoppia a ridere facendomi innervosire e stranire ancor di più.
"Mi sembra giusto", si passa le dita sulla mascella definita sulla quale ora c'è un leggero cenno di barba che purtroppo, gli dona molto.
"Devo andare", dico quando alla fine della strada scorgo l'auto di Sara sulla quale mi fiondo pur di mascherare il tremolio alle ginocchia che solo la sua vicinanza è in grado di provocarmi.
"Ritorno di fiamma?". Ridacchia Sara.
"Ben lo sa", sospiro sperando che sia così. "Vado al suo compleanno perché ora siamo amici e gli voglio bene", aggiungo.
"Allora speriamo che lo sappia", infierisce Eric. "Piuttosto, che stavi facendo con quel bel fusto che non faceva altro che fissarti il culo?".
"Cosa?". Sgrano gli occhi.
"Alex, il tuo culo", precisa facendomi arrossire.
"Non stava guardando niente. Ci siamo incontrati per caso", sussurro.
"Certo", dice Sara. "Ma comunque Eric ha ragione", il tono serio. "Ti stava guardando il culo", e scoppiano a ridere entrambi.
"Non è affatto vero", sbuffo. "E poi voi che ne sapete? Eravate lontani e...".
"E avevamo una visione più ampia di quello che stava accadendo", mi interrompe Eric. "C'è tensione fra voi", ammicca. "Comprendimi".
"Nessuna tensione. Siete terribili", sbuffo ancora, sprofondando sui sediolini posteriori. "E...fate i bravi con Ben".
"Puoi star tranquilla", urlano in coro.
Le ultime famose parole.Il caos più totale. Sapevo che il Fabric fosse uno dei locali più rinomati di Londra, ma non pensavo fino a questo punto.
"È strapieno", urlo cercando di sovrastare la musica a palla. "Non lo troveremo mai".
"Ti piacerebbe", ridacchia Eric. "È proprio lì e ci sta salutando come un polipo". Seguo il suo sguardo notando che ha ragione, e che non è solo. Non ho mai conosciuto i suoi amici e adesso mi sento ugualmente a disagio. Ben non mi ha mai fatto pesare la nostra differenza economica e spero sia così anche per i suoi amici, perché in quel caso dimenticherò per un attimo il mio essere una brava signorina e metterò in pratica l'ultima mossa che Gin mi ha insegnato.
"Fighetti del cazzo", borbotta Sara.
"Dai", la guardo. "Tratteniamoci e se...".
"Ti ho già capita", scoppia a ridere trascinandomi verso il tavolo, dove Ben e i suoi amici sono seduti.
"Buon compleanno", urla Eric abbracciandolo.
"Grazie", sorride lui e quel sorriso si amplia quando arriva il mio turno.
"Auguri", gli sorrido. Sento i suoi amici bisbigliare e vedo lui arrossire.
"Grazie Sophia e grazie per essere venuta", scioglie l'abbraccio mordicchiandosi nervosamente il labbro. Ho imparato a conoscerlo e so che si sente a disagio almeno una parte di quanto mi ci sento io. "Vieni a sederti", dice poi facendomi cenno di seguirlo. Mi siedo su un divanetto al suo fianco dopo aver salutato gli altri con un cenno della mano, ma Ben ha altro in mente.
"Loro sono Jack, Brian e Harry". Mi sorridono ricambiando con lo stesso modo in cui io li ho salutati.
"Sophia", replico torturandomi le mani fra loro.
"Allora che si fa?". Dice Eric salvandomi da una situazione piuttosto imbarazzante.
"Direi di brindare", replica impacciato Ben. Questo posto non fa per lui e mi chiedo perché abbia scelto questa tipologia di serata per festeggiare.
"Direi di sì", intervengo. Non mi va di vederlo in difficoltà e in parte mi sento responsabile di questo.
La serata prosegue tranquilla per tutta l'ora successiva. Sara è già ubriaca al secondo bicchiere. Io ed Eric ci siamo limitati ad un solo cocktail, e Ben e i suoi amici non sanno neppure cosa sia un sex on the beach. Tutto questo è ridicolo.
"Sophia", Eric mi da un pizzicotto così forte da farmi sobbalzare.
"Ahi", mi lamento guardandolo torvo.
"Il regalo".
"Eh?".
"Devi dargli il regalo da parte nostra".
"Non puoi darglielo tu?", lo supplico con lo sguardo.
Regalare qualcosa ad una persona che ha già tutto credo sia la cosa più difficile al mondo da fare. In ogni caso, sarà sempre qualcosa di inutile per lui.
"Se glielo dai tu lo farei sembrare meno ridicolo di quello che è".
"Sei incoraggiante", sospiro.
"Su, forza e coraggio", dice passandomi la scatolina che aveva nascosto nelle tasche della sua giacca.
"Sei un amico, guada", sbuffo rigirandomela fra le mani. Ora o mai più.
"Ben", lo chiamo e nonostante la musica alta si gira al primo tentativo. "Questo è per te da parte nostra".
"Da parte nostraaaaa", urla Sara facendo sobbalzare Brian che ha la faccia terrorizzata dal primo istante in cui ci ha visti. Sembrano bravi ragazzi ma sono simpatici come la mamma di Peppe Pig, per intenderci.
"Oh grazie. Non dovevate".
Mai detta cosa più saggia.
"Non è nulla di che", lo avviso. "Un piccolo regalo", aggiungo per rendere meglio il concetto.
"Sarà bellissimo", mi guarda. I suoi occhi parlano e il mio senso di colpa aumenta. Vorrei davvero portare avanti la nostra amicizia ma il dubbio che per lui non si tratti solo di questo, è troppo forte. Ben ha capito che ho la mente in tutt'altro posto già da quando stavamo insieme ma ora, penso che non voglia arrendersi.
Non so che fare, ne cosa pensare. Forse mi sbaglio, forse mi sto solo atteggiando troppo e magari neanche gli piaccio più. Lo spero, perché so bene cosa significhi correre dietro qualcuno a cui non frega niente di te anche se, fra me ed Alex non c'è mai stato nulla che riguardasse l'amore. Perché è così.
Aspetto con ansia la sua reazione mentre toglie l'incarto da quella scatola. Poi sorride ancora alzando il bracciale a forma di ancora abbinato ad un laccetto blu e intrecciato.
"T-ti piace?". Domando incerta.
"È bellissimo", sembra sincero. "Davvero". Poi guardo i suoi amici che si trattengono dal ridere e non sono l'unica ad averlo notato.
"Che cazzo avete da ridere?". Sbotta Sara.
"Cosa?". Spalanca gli occhi Jack. "Noi...noi...".
"Lasciali perdere", dice Ben mortificato.
"Hai già questo bracciale?". Gli chiedo.
"L'originale", interviene Harry. Quello che ha bevuto più di tutto. Lo guardo male ma al contempo mi sento uno stupida. Dovevo immaginare che doveva essere una copia di qualche grande marchio e che quel negozietto nella periferia di Londra non fosse affidabile.
"Harry", urla Ben rosso in viso per la rabbia.
"Lascia perdere", dico io e guardo male Harry. "Per i coglioni ricchi non hanno ancora inventato una cura". Mi alzo facendo cenno ai miei amici di fare lo stesso.
"Sophia io...Dio, mi dispiace. È un'idiota. Il regalo è...".
"Lo so Ben", gli sorrido. "Sono contenta che ti piaccia e grazie per la serata".
"Vai già via?".
"Si è fatto tardi", dico guadando l'orologio.
"Mi dispiace", sussurra.
"Non è colpa tua", gli lascio un bacio sulla guancia. "Andiamo?".
Eric annuisce salutando Ben. Sara si limita ad alzare il medio come saluto generico.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...