Capitolo 46

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Afferro il volantino attaccato al mio armadietto riducendolo in mille pezzi.
È riuscito a farmi odiare anche questo. Sono anni che sogno un ballo di fine anno con i fiocchi, ma so già che non succederà mai.
"Cosa ti ha fatto qual foglio?". Alzo di scatto la testa e sbuffo.
"Non ora Dave", mi giro pronta a tornamene in classe ma lui mi segue. Ultimamente è abbastanza strano, come lo è il fatto che lui ed Alex abbiano smesso di darmi il tormento.
"Alex mi ha raccontato", ridacchia. Solo sentire il suo nome mi infastidisce. "Però, che coraggio".
"Ti ha raccontato proprio tutto?". Lo guardo e lui sembra confuso.
"Mi ha detto che lo hai seguito nella stanza delle boccette, perché c'è altro?". Mi scruta.
"No", mentalmente tiro un sospiro di sollievo. "Anche tu...fai parte di...qualunque cosa sia?". Faccio una smorfia.
"Certo", sorride tranquillo. "Come la tua famiglia del resto".
"L-la mia....".
"È inevitabile che io lo sappia, non credi?".
"Credo che vi odio tutti". Scoppia a ridere.
"Ti capisco, al tuo posto avrei fatto di peggio".
"Quindi...pensi che io debba sapere cosa..".
"Alt", scuote il capo. "Non ti dirò nulla, non ci provare", aggiunge mesto. Questo Dave è completamente diverso da quello che conoscevo fino a qualche mese fa, è più gentile ma non mi fido.
"Certo, il tuo amichetto ti ha ammaestrato per bene", sbotto e faccio per andarmene.
"Ti sbagli sai? Io non faccio tutto quello che Alex mi dice di fare". Urla ma io lo ignoro ed entro in aula.

"Quindi niente ballo?".
"Neanche per sogno", rispondo mentre gioco con le punte dei miei capelli.
"Posso accompagnarti io anche stavolta?".
"Ti ringrazio Eric ma....stavolta preferisco di no. È il ballo di fine anno, re e reginetta e tutte quelle cose imbarazzanti. Meglio se me ne sto a casa".
"Ma tu volevi andarci". Mi alzo stando attenta a non far cadere il telefono che tengo stretto fra l'orecchio e la spalla.
"Non è vero. Non è un granché e hai potuto vederlo anche tu".
"Beh, a me non è andata poi così male quella sera", ridacchia mentre io fisso la sua finestra, chiusa.
"Giusto", rido anch'io. "Ma...davvero, stavolta passo".
"Se è quello che vuoi...".
"Si, è quello che voglio", annuisco ma più per convincere me stessa.
"Stasera vado al Sophia a salutare Sara, ti va di venire?".
"Ecco..", lui non sa di quello che ho visto, di quello che scoperto e del fatto che io ed Alex non ci parliamo da una settimana. "Ho da recuperare un po' di cose e la scuola è quasi finita".
"Devi studiare?". Scoppia a ridere. "Il sabato sera?".
"Lunedì ho un test", mento.
"Mh, tu non me la conti giusta ragazza ma per adesso ti lascio in pace".
"Divertiti anche per me stasera".
"Sarà difficile con tutti quegli uomini che preferiscono la patata".
"Sei incredibile", sorrido. "Salutami Sara".
"Certo, a dopo piccola Sophy". Attacca e io non faccio altro che pensare a chi un tempo, mi chiamava così.
Tutto questo mi sconvolge, mi destabilizza in un modo assurdo. Penso a lui ogni secondo, vorrei essere con lui sempre e spesso dimentico quello che ha fatto.
Una volta lessi che l'amore perdona tutta, che quando c'è quello, dimentichi tutto il resto ed è esattamente quello che mi sta succedendo con Alexander.
Non sono andata al Sophia, non perché temessi di vederlo ma perché temo me quando sono cui lui. Temo quello che sento, quello che provo quando lo guardo e che continua a crescere senza freni. Alex mi è sempre piaciuto, come amico, come persona. Adoravo il suo carattere ma la parte folle di me sa che ad oggi, non è solo questo. La sua bellezza passa in secondo piano quando sono i nostri occhi a parlare. Non sempre capisco i suoi, ma i miei si e pensano che non ci sia altro nella vita che vogliano vedere per sempre. Io voglio Alex per sempre. In parte lo sapevo già, quello che non avevo capito era il senso.
Non voglio essere amica di Alex, credo addirittura di non volergli più bene. È qualcosa di più forte, più intenso che non riesco a controllare e mentre mi incasino il cervello con queste cose, penso che amerei da morire che il suo ultimo ballo lo avesse con me.

Non sono andata, no non ci sono andata. Ho avuto la forza di resistere e restarmene qui a far nulla.
Sono chiusa in camera mia mentre i miei genitori giocano alla famiglia felice guardando un film in salone. Non so per quanto altro tempo riuscirò a fingere di non sapere nulla, so che scoppierò come una bomba e che farò molti danni.
Fisso il soffitto, guardo un po' di tv, mi giro i pollici. Senza dubbio questo è il peggior sabato sera della mia vita. Non che prima facessi chissà cosa ma da quando la mia vita è diventata più movimenta, la differenza si sente.
Mi manca Adele e mi manca lavorare con lei e non ci penso due volte a chiamarla.
"Tesoro", urla come suo solito fare. Mi è mancata persino la sua voce.
"Hey, come stai?". Più passa il tempo e più mi meraviglio di tutte le persone che ho conosciuto ultimamente.
"Bene, ho trovato lavoro e tu?".
"Davvero? Ma è fantastico e dove?".
"In Italia". Ridacchia. "Parto domani con mio figlio".
"Domani? Volevo salutarti". Sussurro e quasi ci resto male che neppure lei ci abbia pensato.
"Perché non vieni a cena da me? Ho preso le pizze".
"Ecco io....".
"Hai qualche appuntamento per caso?". Domanda con la sua voce da esperta indagatrice.
"Ma che", sbuffo una risata.
"Allora affare fatto. Ti mando per sms il mio indirizzo, o vuoi che mio figlio venga a prenderti?".
"Oh, no tranquilla. Ti raggiungo io". Mi alzo dal letto pensando a cosa mettere.
"Va bene, a dopo allora", e attacca. Sono felice di uscire e stare con lei, anche se per l'ultima volta.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora