Capitolo 78

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Sophia's pov
Vorrei dirgli che sono io ad essere fortuna, ma perdo le parole ogni volta che mi guarda in questo modo.
Stringo la sua mano che tiene ferma la mia. Sono invasa da una valanga di emozioni che non saprei spiegare ma non posso negare di avere tanta paura. So bene che ho altri problemi al momento, problemi che potrebbero complicare le cose ancora di più ma con lui al mio fianco continuo ad avere la solita sensazione di sicurezza che non mi abbandona mai.
Chiude la porta alle sue spalle, ci guardiamo in un modo assurdo, trasmettendoci tutto quello che nessuno dei due riesce a dire.
"Ecco io...dovremmo leggere le istruzioni", balbetta imbarazzato. Mi viene da sorridere, non immaginavo nemmeno lontanamente un Alex del genere.
"Credo di sapere come funziona, ho visto troppi film".
"Oh bene, allora andiamo".
"Eh? No, tu resti qui", spalanco gli occhi. Mi rigiro quella scatolina fra le mani. "Torno...subito".
"Come vuoi", sospira andandosi a sedere sul divano letto.
Mi chiudo in bagno, mi appoggio alla porta scivolando contro questa.
"Cavolo", sussurro fra me e me. Qualche mese fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi in una simile situazione, con Alex poi...
Fisso l'asticella che potrebbe cambiare per sempre il nostro futuro. Me la sto facendo addosso ma è arrivato il momento di assumerci le nostre responsabilità e mi chiedo, ora, a cosa stessimo pensando mentre facevamo l'amore senza usare precauzioni. Siamo due folli, credo sia l'unica spiegazione.

"Dobbiamo aspettare".
Poggio il test sul piccolo mobile al fianco del letto.
"Quanto?". Scatta a sedersi allungando le braccia nella mia direzione. Mi siedo sulle sue gambe, fa meno paura così.
"Un paio di minuti, credo".
"E..cosa...insomma, come...".
"Credo tu abbia comprato quello di ultima generazione. Uscirà scritto a caratteri cubitali e in più sapremo anche da quanto". Sospiro chiudendo gli occhi.
"Stai tremando", sussurra passando le mani sulle mie braccia.
"Alex", mi giro con tutto il corpo nella sua direzione. "Cosa facciamo se..se sono incinta?". I suoi occhi si addolciscono, deve aver letto la disperazione nei miei.
"Tutto quello che sarà necessario, andrà tutto bene". Sfiora il mio viso con le dita. "Sophia, vi proteggerò da tutto".
"Dio, Alex", poggio la fronte contro la sua. "Sei....sei la mia vita". Le sue labbra si increspano in un sorriso bellissimo.
"La tua vita". Sussurra accarezzando le mie labbra con le sue.
"Tutta la mia vita", annuisco sorridendo come una bambina. "La parte migliore di me".
"In caso negativo, ti metto incinta ora".
"Alex", scoppio a ridere. "Ed io che pensavo di essere pazza".
"Siamo una coppia di pazzi", ammicca stringendomi a se.
Una coppia, forse l'ha detto solo per dire.
Deglutisco, al momento c'è una questione leggermente più importante da affrontare.
"Credo che..possiamo vedere", sussurro con il cuore in gola.
"Ne sei sicura?". Sussurra sul mio collo.
"S-si", sospiro allungando la mano per afferrare il test che volutamente ho lasciato capovolto. "Giro?".
"Sono qui", e quelle braccia strette così forti attorno a me mi danno il coraggio per farlo.
Silenzio, tutto tace. Persino i nostri respiri si sono bloccati, solo il rumore del vento in sottofondo ci conferma che no, questo non è un sogno ma la realtà.
"Io..io..". Balbetto senza fiato.
"Ho sempre desiderato avere un figlio americano".
"Ma che...", ci guardiamo e scoppiamo a ridere. "Dio Alex", ho le lacrime agli occhi e anche lui. Non so se per l'emozione o altro, ma non riusciamo a smettere di ridere come due folli. "Alex ma hai..hai capito?". Gli chiedo poggiando la fronte contro la sua.
"Certo che ho capito", un enorme sorriso. "Da due settimane, e credo anche di sapere dove", ammicca.
"Smettila", nascondo il viso nell'incavo del suo collo. "Io...io non posso crederci. Sono incinta".
"Si, lo sei", sussurra accarezzando i miei capelli. "Di mio figlio", aggiunge con un fil di voce. Mi sposto solo per poterlo guardare negli occhi e sembra che tutte le paure e le preoccupazioni di cui parlavo solo pochi minuti prima, siano scomparse.
"Alex! Avremo un figlio", poggio le mani sulle mie guance. "Un figlio".
"O una figlia", ridacchia, poi si ferma. "Anzi no, meglio un figlio".
"Cavolo, è surreale". Scuoto il capo. Sono felice, sono follemente felice e come se mi avesse letto nel pensiero, parla.
"Sophia", poggia una mano sul retro del mio collo. "Lo vuoi anche tu, vero?". I suoi occhi sono così dolci, insicuri.
"Più di ogni altra cosa", mi mordo le labbra. "E non l'avrei mai detto, ero nel panico più totale prima, pensavo che avremmo rovinato tutto, che avremmo solo aggiunto altri problemi e Dio mio, sto parlando troppo ma sono davvero felice".
"Direi che mi è abbastanza chiaro", ridacchia tirando il mio labbro fra i suoi denti. "Non immagini quanto sia felice io".
"Davvero?". Sussurro. "Hai diciassette anni".
"Ha parlato la trentenne".
"Beh, di solito i ragazzi hanno più difficoltà ad accettare di diventare padri a quest'età".
"I ragazzi...ma io non sono un ragazzo qualunque", con il pollice sfiora il mio labbro inferiore. "Io...io sono il tuo ragazzo", abbassa lo sguardo.
"C-cosa?". Sgrano gli occhi.
"Hai capito", accenna un sorriso. "Sophia, io non capisco un cazzo di queste cose e non so se per te sono importanti o meno, ma tu sei mia in qualunque forma, ed io...beh io sono sempre stato tuo".
"Alex", sussurro con un groppo in gola. Si può essere più felici di così? "Sei...perfetto".
"E tu sei la mia ragazza", i nostri nasi si sfiorano, le nostre anime pure.
"La tua ragazza", ripeto con un fil di voce prima che le nostre labbra si rapiscano.
Intreccio le braccia dietro la sua testa, le sue mani bramano e posseggono ogni parte di me. Tutto il resto mi sembra superfluo, qualunque strato di tessuto lo è.
Afferra il lembo della mia maglia facendola scivolare su per la mia testa. Amo essere toccata da lui, amo essere guardata da lui.
"Ti voglio", ansimo sulle sue labbra quando tocca i miei seni come solo lui sa fare. Gli sfilo la maglia gettandola alle mie spalle, poi mi fa stendere sotto di lui. Pochi secondi, e le nostre pelli si uniscono nel modo migliore del mondo.
Fa ancora male, il dolore migliore del mondo e credo che presto, né proverò un altro.
"Piano Sophia", ringhia quando lo incinto a muoversi. "Piano, non voglio farti del male".
"Sto benissimo", lo bacio affondando le unghie nella sua schiena. Sto bene in ogni senso, il mio cuore sta bene, almeno ora. So che dovremmo affrontare anche quello, ma al momento voglio solo fare l'amore con Alex, il padre di mio figlio.
"Quanto sei bella", tocca le mie gambe legate al suo busto, i miei seni schiacciati contro il suo petto.
"Sei unico", mi perdo nella sensazione più bella che possa esistere. "Oh, Alex", grido il suo nome con tutte le mie forze, aggrappandomi alle sue braccia forti nelle quali ogni volta torno ad essere felice.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora