"Sei un'imbranata".
"Colpa di quella piccola peste", sbuffa massaggiandosi il braccio.
"Comunque non credo sia una buona idea il fatto che io resti qui". Mi guardo intorno. È tutto così familiare, mi manca questo posto ma non posso restare un secondo in più.
"Dave non verrà, è fuori città". Ora Sara ha tutta la mia attenzione.
"Davvero?".
"Già, credo con degli amici".
"Ah quindi...torna?". Mi fingo indignata, la verità è che voglio sapere quando Alex tornerà. Sono sicura che siano partiti insieme. Una settimana fà ad essere precisi.
"Si", ridacchia. "Non ne sembri molto felice".
"Preferirei non vederlo più", sbotto facendomi da parte, quando un cliente ordina qualcosa al banco degli alcolici.
"Ti tormenta ancora?". Mi chiede riavvicinandosi a me.
"A volte", scrollo le spalle. "Ultimamente meno".
"E l'amico?". Sbarro gli occhi.
Sara non sa tutto, forse non sa nulla. Mi fido abbastanza di Eric da sapere che non ha spiattellato tutto ai quattro venti, ma lei qualcosa ha capito.
"Nulla, siamo come estranei. Niente di che", fingo un'indifferenza che non mi appartiene, almeno quando si parla di Alex. Sono poche le cose di cui mi importa realmente. Bisogna selezionare.
"Se lo dici tu", mi pizzica il naso. "Ti dispiace portare questi a quel tavolo?". Spinge il vassoio pieno verso di me.
"In teoria questo è il mio giorno libero", ridacchio.
"Ma non qui", mi beffeggia. "Su, che mi fa malissimo il braccio".
Dovrebbero seriamente assumere qualcun'altra. Questo posto è troppo grande e troppo pieno per una sola cameriera.
"Ok", sbuffo anche se non mi dispiace affatto e poi, mi sento più tranquilla sapendo che Dave non è qui.
Credo che mi caccerebbe via a calci.
Cammino fra quei tavoli come se lo facessi da sempre, ogni giorno.
"Prego", sorrido a mio agio ai clienti. È tutto così normale, come se appartenessi a questo posto. Ma non è così.
Dove lavoro ora sto bene, ma non è lo stesso. Non ho questa sensazione di pace che però dura poco. Fin troppo.
"Che ci fai qui?". Una mano stringe il mio polso. Il vassoio mi cade dalle mani infrangendosi al suolo con un tonfo.
Sbarro gli occhi e con me anche Sara dietro le spalle di un Dave altamente incazzato.
"È colpa mia....le ho chiesto io..".
"Tu sta zitta, se non vuoi essere licenziata". Sbotta non distogliendo lo sguardo dal mio.
Sono una stupida, avrei dovuto pensare che tutto questo non avrebbe mai portato a nulla di buono.
"Mi dispiace", sussurra Sara con le lacrime agli occhi. Non è colpa sua ma solo mia. Non avrei dovuto rimettere piede in questo posto e non lo farò più.
"Me ne vado, ma toglimi le mani di dosso".
Se volessi, lo stenderei in mezzo secondo ma non mi sembra il caso di aggredirlo nel suo locale.
Per quanto stia bene qui dentro, é pur sempre territorio nemico.
"E tu porta il tuo culo lontano da qui una volta e per sempre", trasalisco per il suo tono. È incazzato e il suo sguardo mi fa paura.
"O-ok", balbetto maledicendomi per questa reazione, inconsapevole che il peggio deve ancora arrivare.
"Che succede?".
La sua voce, la sua maledetta voce che non sento da più di sette giorni. E non so se essere sollevata in questo momento o meno.
"Qualcuno non vuole mettersi in testa che deve sparire da questo posto", replica Dave con ancora il mio polso stretto nella sua mano.
E brucia, come quella volta.
"Mi fai male". Gracchio, strattonando la presa.
Lui mi lascia andare e nel momento in cui alzo lo sguardo, incontro il suo.E' così diverso.
"Ha capito", Alex trucida Dave con lo sguardo, o almeno così sembra. Non penso che gli faccia piacere che qualcuno mi faccia del male, anche se...è sempre stato lui a farmene, ma non fisicamente. Quello mai.
Tasto il mio polso, fà un male cane ma non riesco a vedere molto. Le luci sono soffuse e voglio solo andarmene.
Sorpasso entrambi non guardandomi mai indietro, saluto di fretta Sara prima di raggiungere l'esterno senza la mia giacca e senza il mio cellulare. Troverò un modo per recuperare entrambe le cose, ma non ora. Pochi passi e qualcosa mi ferma di nuovo, afferrandomi stavolta dal gomito. Stò per dare un pugno a chiunque sia, quando qualcos' altro blocca anche l'altra mia mano.
STAI LEGGENDO
La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...