Nessuno è mai uscito da quella porta. Ora, a meno che lui non abbia deciso di comprare un paracadute e gettarsi dal terzo piano, non posso che definire il suo atteggiamento come quello di un grandissimo stronzo pezzo di merda. Ho i capelli bagnati, ho freddo e i miei genitori dopo ben cinque ore di attesa, non sono ancora tornati. Vorrei mettermi ad urlare, spaccare quella porta e anche la sua faccia. Mi odio per essere così sbadata ultimamente. Potrei chiamare Eric, Sara e persino Ben, ma la verità è che non voglio. Non voglio trascinare nessuno di loro nei miei dilemmi, perchè, un'altra verità ancor più frustrante di questa, è che io non voglio muovermi da qui. Non voglio.Sospiro sperando che da quelle scale sbuchi la testa di mio padre o di mia madre, in questo momento non avrebbe alcuna differenza. Sono sfinita e pensare che fra altre cinque ore dovrò essere a lavoro per una lunga nottata passata a lavare piatti. Mi passo le mani in faccia, fra i capelli fino a tirarmi le punte. Mi prenderà un malanno a causa di quello stronzo e non posso affatto permettermelo ora. Poggio i gomiti sullo scalino al mio fianco, mi si chiudono gli occhi. L'incubo di stanotte e le poche ore di sonno, non giovano a mio favore. Provo a chiuderli concedendomi una pausa, sicuramente sentirò i passi di mio padre e la fastidiosa voce di mia madre, nel caso in cui si ricordassero di avere ancora una casa e una figlia. Incrocio le braccia sotto la testa, solo cinque minuti. Non riuscirei mai ad addormentarmi così.
Gira tutto, sento qualcosa sollevarmi da terra o ovunque mi trovi in questo momento. Vorrei aprire gli occhi ma sto così bene che penso sia inutile farlo. Mi trovo in una condizione in cui non riesco a riconoscere nulla, credo di star sognando. E' una sensazione che provo spesso la notte, una sensazione piacevole, di calma ma caos al contempo. Provo ancora ad aprire gli occhi, ora voglio farlo, ora voglio capire per quanto mi piaccia il posto in cui sono. Sento qualcosa di morbido e fresco sotto il mio corpo poi qualcos'altro, come un vento tropicale sfiorare il mio viso. Adoro questo profumo che colpisce i miei sensi come una carezza, e sento una scarica provenire dall'interno del mio corpo quando qualcosa sfiora le mie braccia con una delicatezza che potrebbe farmi scoppiare a piangere come una bambina solo per averne di più. Non smettere.
E' il paradiso e l'inferno questa soave carezza che mi culla facendomi sentire di nuovo viva, come se non lo fossi mai stata davvero. Lotto per guardare e poter ringraziare chi mi sta salvando, chi mi sta curando e quando ci riesco, il mio cuore sprofonda nel mio petto per poi riprendere a battere come se avesse vita propria. Alex si ritrae velocemente, ma io so quello che ho visto, anche se ora sono davvero molto confusa.
"Ti eri addormentata sulle scale", si alza di scatto dal suo letto dove ora invece sono stesa io e ricordo subito tutto. Da quando mi ha cacciata da questa casa a quando, appunto, mi sono addormentata su quelle scale.
"Oh", mi metto a sedere. Mi sento come una bambina al mare, fra questa lenzuola nere proprio come le asciugami che ha in bagno. Tutto nero, tutto troppo nero. "Non me ne sono accorta", abbasso lo sguardo. Non credo di essere l'unica in imbarazzo in questa stanza, solo che lui è molto bravo a trasformare le emozioni umane in qualcosa di diverso e questo, mi suggerisce che è persino incazzato.
"L'ho notato", borbotta passandosi le mani fra i capelli. "I tuoi nel tramite non sono ancora arrivati", sbuffa e mi chiedo, perchè allora mi abbia riportata in casa sua.
"Non dovevi disturbarti", vorrei apparire infastidita mentre parlo, ma sono sicura di avere un'espressione molto simile ad un cucciolo abbandonato.
Debole, debole, ancora debole. "So che hai da fare quindi...", faccio per andarmene, ma lui mi ferma parandomisi davanti.
"Ormai è tardi".
"Tardi?". Mi acciglio guardando fuori dalla finestra. "Ma che ore...cazzo", impreco.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...