Dovrei andarmene, dovrei evitare altre situazioni strane e difficili per entrambi. L'attrazione che c'è fra di noi, vibra nell'aria. La sento, ora la percepisco alla perfezione e non so, fino a che punto entrambi dovremmo limitarci. Ho sempre sentito i suoi occhi su di me, sopratutto negli ultimi mesi ma ero convinta si trattasse di tutto fuorché di questo. Non voglio montarmi la testa, magari questo lo fa con tutte per poi scaricarle come merce vecchia. Non conosco Alex sotto quel punto di vista e non posso negare di essere agitata per questo. Sono passati quindici minuti da quando è entrato sotto la doccia, ed io, non so perché sono ancora seduta qui fuori.
Sbuffo, odiando profondamente la mia mente contorta. C'è una parte di me che non sta ragionamento affatto, una parte che vorrebbe fare una delle più grandi pazzie della mia vita. Mi alzo iniziando a percorrere almeno dieci volte il corridoio da cima a fondo, fin quando la porta del bagno non si apre ed Alex esce avvolto in un asciugamano, ovviamente nero.
Mi blocco all'istante non sapendo come giustificare quello che sto facendo.
"Ehm, mi serve...il bagno", distolgo lo sguardo. Lui non dice nulla, semplicemente va in camera chiudendo la porta alle sue spalle. Io invece corro in bagno e scivolo a terra, portando le ginocchia al petto.
È un casino, un maledetto casino dal quale credo sarà difficile riemergere."Mi passi l'acqua?".
Le nostre conversazioni sono ridotte al minimo. Dopo questo pomeriggio in cui Alex si è lasciato a confessione alquanto forti, nessuno dei due ha riaperto l'argomento. O meglio, nessuno dei due ha aperto bocca se non quando era strettamente necessario.
Verso l'acqua nel bicchiere attenta a non farla straripare. Sono più imbranata del solito in questo momento, e il fatto che Alex abbia deciso di restare a torso nudo con solo dei jeans larghi e stracciati indosso, la dice lunga. Mi distrae, non posso fingere di non essere terribilmente attratta dal suo corpo, ed è una cosa completamente nuova per me. Qualcosa di cui non avevo mai sentito la necessità.
Continuiamo ad ignorarci per il resto della cena d'asporto che lui ha ordinato, fin quando non lo vedo alzarsi e prendere da un borsone la solita fialetta quotidiana.
"Fa male?". Sussurro mentre lo vedo avvicinare l'ago al suo braccio. Odio quegli affari, li eviterei ben volentieri ma un paio di anni fa, erano diventati pane quotidiano per me.
"No", sospira mordendosi le labbra. Credo stia mentendo.
"Sarà", scrollo le spalle.
"Sopporto bene il dolore", mi lancia un'occhiata che non saprei decifrare, poi va a buttare la fialetta ormai vuota nel bidone dell'immondizia.
"Quando....tornerai a scuola per gli esami?". Mi alzo sparecchiando il tutto sotto il suo sguardo vigile che non mi lascia mai. Lo sento, lo avverto su ogni parte del mio corpo e dopo quello che ha detto, sono un po' a disagio. Ma un disagio bello, uno di quelli che ogni donna dovrebbe provare quando il ragazzo che le piace, la guarda.
"Quando posso", mormora poggiando altri piatti sporchi nel lavello. "Lascia, faccio io", dice.
"No tranquillo, ho più esperienza in questo", accenno un sorriso.
"Mh", annuisce poggiandosi poi di schiena al lavello. "Quindi...niente lavoro?". Chiede giocherellando con uno dei tanti anelli che ha alle dita.
"No, per ora non sto cercando nulla", scuoto il capo immergendo le mani in acqua. Come al solito brucia un po', ma sono abituata anche a questo. "Ma se le cose si sistemeranno, voglio trovare qualcosa".
"Tipo?". Mi guarda ma io mantengo gli occhi fissi sui piatti sporchi da lavare.
"Qualunque cosa, ma siccome la scuola è finita, preferire lavorare la mattina, non la notte".
"Mi sembra giusto", dice e, a questo punto, guardarlo diventa indispensabile.
"Quindi puoi stare tranquillo, non verrò più ad infastidirvi al Sophia". Faccio una smorfia ma ora come ora, non sono davvero infastidita per quella questione.
"Con te non sono mai tranquillo", ammicca un sorriso tirando una ciocca dei miei capelli.
"Se, vabbè", alzo gli occhi al cielo. "Sei esagerato".
"Realista, solo realista".
"Certo, certo", sbuffo. "Mi stai facendo passare per una stalker".
"Lo sei stata", replica. "Più ti dicevo di non venire lì e tu più ci venivi".
"Non capivo e non capisco il motivo per cui non potevo e non posso venire in quel locale".
"Dovevo tenerti lontana", distoglie lo sguardo dal mio, e con una piccola spinta si mette al mio posto sciacquando gli ultimi bicchieri.
"Giusto", mormoro non del tutto convinta. C'è ancora una parte che non mi convince della storia di quel posto. Qualcosa che, credo, abbia poco a che vedere con la storia degli esperimenti e con la cura. "Che facciamo ora?". Domando guardandolo mentre si tende verso l'alto per posare i bicchieri nella credenza.
"Io mi alleno", sussurra lasciando scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo. "Tu...quello che vuoi", si lecca le labbra prima di sorpassarmi e scappare di nuovo.
STAI LEGGENDO
La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...