136. Una Mattina Complicata

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Quel ragazzo della 5U di questa mattina si trova anche qui. Spero di non incontrarlo da altre parti. Lasciando da parte questo particolare, non so se dovrei rimanere nascosta oppure dovrei uscire allo scoperto. Nella stanza vige un silenzio straziante e devo stare attenta a non fare rumore. Osservo con massima cautela che quel ragazzo misterioso cerca di chiamare qualcuno al telefono, ma evidentemente non risponde e per il nervosismo mette le mani nel ciuffo. Intanto quel ragazzo che gli sta vicino, non fa altro che guardarlo male. Questi due sono agitati, mentre io sono nascosta perchè ho il timore che uno dei due se la possa prendere con me perchè stanno in quello stato e l'ora comincia a trascorrere velocemente. Se non ritorno in classe non so cosa succederà con il professore, già ho perso mille anni della mia vita per trovare il libro. Esiste una situazione migliore di questa?

"Cazzo, non risponde" urla il tizio che ho incontrato questa mattina.

"Ivan, c'erano i miei dati in quella fottuta pendrive che si trovava in quel tuo fottuto zaino. Non possono finire in mani sbagliate, lo capisci?" urla il ragazzo che forse è suo amico o non so, ma adesso conosco il nome di quel ragazzo tanto misterioso.

"Lo so Domenico, ma ti ripeto che non è stata colpa mia se ieri ci stavo mettendo le penne e ho dovuto abbandonare tutto per scappare" dice Ivan.

"Sei un coglione, adesso non solo troveranno me, ma tutti noi e anche tu andrai a finire nei casini. Dobbiamo lasciare tutto ora, non possiamo più introdurre persone, altrimenti anche loro cominceranno a risentirne delle tue bravate. Non sei un amico, sei un disastro" urla quel Domenico.

"Cazzo piantala, anche se ieri mi acciuffavano ci andavate a finire di mezzo voi tutti e adesso cerchiamo sta cazzo di pennetta che ieri avevo rimasto lo zaino qui" risponde Ivan.

Cosa cavolo stanno facendo questi due? Dati? Casini? Vabbè sono problemi loro, non posso intromettermi negli affari degli altri. Vedo i ragazzi che cominciano a camminare e si stanno avvicinando di molto allo scaffale dove mi trovo io. Cerco, con massima cautela, di svignarmela. Provo a camminare abbassata inarcando la schiena e mentre mi stavo avvicinando alla porta, avverto una sorta di protuberanza sul pavimento. Sposto i miei piedi e noto uno zaino verde scuro. Forse questo è di Ivan. Sento i passi dei due che si fanno sempre più nitidi e velocizzo il passo, devo aprire la porta per uscire, ma se faccio rumore capiranno che c'è stato qualcuno qui a sentirli. Però non mi sono fatta vedere e non mi conoscono nemmeno..quindi...subito apro la porta ed esco arrivando il più veloce possibile nella mia classe. Ho gli occhi di tutti puntati contro e mi limito a sorridere in maniera nervosa.

"Veronica, ti avevo chiesto di prendere un libro, non di crearlo" dice il professore di letteratura.

"Mi dis-" mi interrompe dicendo "Ti ho messo una nota disciplinare e ora vai a sederti. Per colpa tua non ho nemmeno tempo di spiegarvi le pagine nuove. Siamo rimasti ad aspettarti per fare lezione, ma tu sei andata a girare per la scuola e non posso nemmeno darvi da studiare parte del libro perchè non capirete niente senza una mia spiegazione"

"Non stavo girando per i corridoi" rispondo quasi urlando perchè non sopporto quando sono convinti di alcune cose che non sono reali.

"Siediti" mi ordina.

"Zio, non c'è giorno che non urli Veronica. Ha avuto un contrattempo e basta. E' anche una fortuna che adesso non abbiamo compiti" dice Leo.

"Metto una nota anche a te, se non fai silenzio" urla il professore ed io faccio cenno al mio amico di stare in silenzio.

Vado a sedermi e sento Sonia che continua a criticarmi, ma questa volta sta parlando con Michele che era la mia cotta dell'anno scorso ed io non ho tempo da perdere con le sue sciocchezzuole. Non ho mai preso una nota in vita mia, adesso non so come dirlo a mia madre. Dopo infinite ore che sembravano secoli, anche oggi la scuola è finita. Non riuscivo più a sopravvivere, mi mancavano altri minuti e sarei sprofondata in un sonno profondo. Per fortuna domani è domenica e posso passare il tempo con Federico. Fuori scuola vedo Mattia che sembra litigare con il suo cellulare. Mi avvicino a lui e sembra non notarmi per quanto sia applicato.

L'abbiamo fatto davveroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora