172. Greta E Il Papà Di Veronica

389 37 9
                                    

Quando vedo Greta che abbraccia mio padre, avverto un grosso nodo in gola. Cerco di non farmi vedere per poter ascoltare la loro conversazione, mentre faccio di tutto per non farmi scappare altre lacrime, perchè oggi ho pianto abbastanza. Questi due sembrano davvero padre e figlia. Si scambiano dei sorrisi e delle carezza che farebbero invidia anche alle famiglie delle pubblicità.

"Papà, scusa se ti ho fatto venire fin qui, ma avevo bisogno a tutti i costi che mi portassi il quaderno di chimica" dice Greta.

"Non ti preoccupare, mi stai dando molte soddisfazioni in questa scuola" risponde mio padre che gli coccola i capelli.

"Almeno io so renderti felice, a condizione di Veronica che è penosa a scuola" prende parola Greta.

"In questa settimana, mi hai solo regalato sorprese e spero che ti superi sempre" dice mio padre.

I miei occhi cedono e non riescono a resistere nel trattenere le lacrime. La bottiglia d'acqua, mi scivola tra le mani e un grosso tonfo si avverte per tutta la scuola. Mio padre, per fortuna, non si è accorto di nulla ed è andato verso la sua macchina. Greta stava per ritornare in classe sua, ma peccato che mi ha vista con le lacrime agli occhi.

"Non sapevi che era tornato qui da una settimana?" mi domanda sorridendo.

"N-" mi interrompe dicendo "Inutile che rispondi, lui non potrebbe mai andare da una ragazza che non sono io. Tu in confronto a me, sei il nulla, papà mi adora e ama quando prendo bei voti, mentre tua mamma lo chiama per aggiornarlo sul tuo andamento deprimente. Non ti dico che facce fa ogni volta che sa un tuo voto, haha.. non ti pensa proprio, anzi, forse non ti vuole proprio più tra i piedi"

"Sei una gallina spelacchiata che non riesce nemmeno a deporre un uovo" urlo.

"Che permalosa, sempre per questo che papà preferisce la mia dolcezza" sorride dandosi delle aree.

"Lui non è tuo padre" urlo avvicinandomi a lei.

"Che ti piaccia o no, adesso lo è. Sorellina, non è colpa mia se papà si è dimenticato di te e tua sorella maggiore. Ti ripeto che solo io esisto nella sua testa e che probabilmente, non si ricorderà nemmeno più come ti chiami" ridacchia e si dirige verso la sua classe.

Quella smorfiosetta è pestifera! Esco fuori scuola per raggiungere mio padre e domandargli il motivo per cui non è venuto a trovare me e Chiara. Arrivo vicino alla sua macchina, ma ancora non mi nota, perchè è impegnato a parlare al cellulare. Involontariamente, ascolto la telefonata che ha con la sua compagna.

"Hai ragione, nessuna figlia è come Greta. E' un bene che ama la serietà e non sciocchezze come la musica o quant'altro. La nostra ragazza diventerà una donna molto educata e istruita" dice con voce serena e gioiosa.

Le lacrime rigano con velocità sonica sulle mie guance e la vista comincia ad essere troppo abbagliata. Il dolore che provo, quasi mi divora il cuore e per adesso non voglio proprio vedere nessuno della scuola. Corro lungo tutta la strada che si trova all'esterno della scuola e non so dove andare, voglio solo che la mia testa sia libera da ogni pensiero maligno. Non so come, ma riesco a raggiungere la casa di Federico. A questo punto, spero solo che stia nella sua abitazione. Busso all'impazzata e altre lacrime percorrono il mio viso. Nessuno viene ad aprirmi ed io mi appoggio alla porta, scivolando sul pavimento, mentre porto le mie ginocchia alla faccia. Vari singhiozzi abbandonano le mie labbra e altre lacrime, bagnano completamente il mio viso. Sento che le mie spalle non sono più a contatto con la porta e quando sento la mano che probabilmente è quella di Fede, mi volto subito.

"Vero, cosa ti è succ-" non faccio terminare la frase a Fede, che mi fiondo fra le sue braccia, scoppiando in un pianto liberatorio.

"F-Fede, mio padre.." riesco solo a dire.

L'abbiamo fatto davveroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora