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C'è un tempo per capire, un tempo per scegliere, un altro per decidere. C'è un tempo che abbiamo vissuto, l'altro che abbiamo perso e un tempo che ci attende.

Seneca

Erano le sei del pomeriggio, mia madre si era appena recata a casa di Susan, e io mi stavo godendo beatamente il sole, stesa su una chaise-longue a bordo piscina, sul retro della casa, aspettando l'arrivo di Amber -che soltanto poche ore prima avevo invitato, proponendole di prepararci insieme per andare alla festa.

In quell'istante riflettei su quanto bene le volessi e ripensai alla prima volta in cui ci eravamo incontrare: era il primo giorno del primo anno di liceo; non conoscevo assolutamente nessuno; me ne stavo in disparte, appoggiata al mio armadietto, e osservavo tutti gli altri ragazzi, troppo timida per andare a parlare anche solo con uno di loro, fino a quando  due occhi verdi e una folta chioma castana non mi si pararono davanti, facendomi concentrare unicamente sulla figura davanti a me.

Al tempo non sapevo quanto quella stessa ragazzina, che con un sorriso a trentadue denti mi stava porgendo la mano per diventare sua amica, sarebbe diventata una delle persone più importanti della mia vita; alla quale avrei potuto dire di tutto e della quale mi sarei potuta fidare ciecamente, consapevole del fatto che, per qualsiasi cosa, avrei sempre potuto contare su di lei.

Fu in quel preciso istante che, assorta ancora nei miei pensieri, la vidi camminare verso di me, con i suoi corti capelli castani raccolti in una coda al lato e i suoi occhi verdi nascosti dietro un paio di Ray-Ban neri.

Mi alzai dalla sdraio e le andai incontro, per poi avvolgerla in un caloroso abbraccio che lei, come al solito, ricambiò stritolandomi tutta. «Eccoti, finalmente.» Le sorrisi, prima di scostarmi da lei e proporle di tuffarci in piscina.

Lì parlammo ininterrottamente, organizzando tutto nei minimi dettagli. Decidemmo infatti di dire una piccola bugia a mia madre e di comunicarle che quella sera, al suo rientro dalla cena di lavoro con alcuni suoi colleghi, non sarei stata in casa. Inevitabilmente non la prese molto bene, in particolare quando aggiunsi che avrei passato tutta la notte da Amber, la quale non piaceva affatto a mia madre. Le due, infatti, non erano mai andate per niente d'accordo: avevano due caratteri forti, erano come due capi branco e, naturalmente, tentavano in ogni modo di sgomitarsi a vicenda, manifestando apertamente la stizza che covava l'una nei confronti dell'altra. Ad Amber non era mai interessato molto di ciò che pensava mia madre, e non aveva mai perso tempo a cercare di farsi piacere da lei o tantomeno di entrare nelle sue grazie. Al contrario, quando era possibile risponderle a tono e dare luogo a un battibecco con lei, non si faceva affatto sfuggire l'occasione pur di riservarle battute pungenti e parole destabilizzanti che erano in grado di lasciarla davvero senza nulla da dire.

Non potevo negare di stare male all'idea che le uniche due persone rimaste nella mia vita non avessero un bel rapporto come avevo sempre sognato, tuttavia mi bastava sapere che entrambe ci fossero per me, e che continuassero a rimanermi accanto e a volermi bene, seppur in due modi completamente diversi.

***

Dopo essermi rilassata in piscina insieme alla mia migliore amica, e averle nuovamente parlato di Nathan e del fatto che mi sarebbe piaciuto poterlo chiamare per poter chiarire
- e chiudere - definitivamente la questione, subendomi però di conseguenza una lunga ramanzina da parte di Amber per aver anche solo pensato di fare io il primo passo, salimmo in camera mia. Dopodiché, una volta lavate, cominciammo ad acconciarci i capelli e a darci un'ultima rassettata.

Erano infatti le undici di sera circa e a breve saremmo uscite per recarci dapprima in un locale adibito a tutti coloro che, in attesa che si facesse l'ora prestabilita per andare al rave, avevano voglia di fare un po' di rifornimento e mangiare qualcosa.

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