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È l'istinto il primo a sapere il risvolto che avrà la nostra vita. Solo lui sa, prima di chiunque altro, dove, quando e perché. Non sarà però mai disposto a preannunciare nulla. Si godrà lo spettacolo, prendendosi beffa di noi, e ponendoci davanti due domande semplici e concise: «E ora che fai? Mi dai retta oppure no?»

Arya E. Wolf

La limpida luce del mattino che attraversava le tende delle finestre , e illuminava lievemente la stanza, annunciò l'arrivo di un nuovo giorno: il giorno del mio compleanno.

L'amara consapevolezza che avrei dovuto sopportare per tutta la mattinata i colleghi di mia madre, e trascorrere un noiosissimo brunch in loro compagnia, mi fece perdere totalmente la voglia di alzarmi dal comodo e soffice letto di Amber e iniziare la giornata. Tuttavia, non avevo intenzione di oziare per tutto il tempo, perciò mi decisi a schiudere gli occhi e rivolsi lo sguardo al comodino alla mia sinistra per controllare l'orario: 9:25 am

Rilasciai un mugolio di frustrazione, per poi sbuffare leggermente e scostare il lenzuolo dal mio corpo.

Rimasi seduta sul letto per alcuni secondi, passandomi una mano tra i capelli e sbattendo più volte le palpebre per provare a scacciare via il sonno.

Il mal di testa atroce con cui mi svegliai mi fece rammentare all'istante la sbornia della notte precedente.

Non avrei mai più bevuto in quel modo.

I sensi di colpa e la vergogna che provavo nei confronti di me stessa ritornarono in un solo colpo, facendomi deglutire un amaro groppo di saliva.

Avevo seriamente esagerato.

Passai una mano tra i capelli per poi voltarmi e notare che la metà del letto di Amber fosse vuota.

Aggrottai le sopracciglia, guardandomi intorno, tuttavia non la vidi neanche nella stanza. Non credevo che si fosse alzata di soppiatto e fosse uscita senza dirmi nulla. Non era da lei. Mi aveva assicurato che, come d'altronde ogni anno, mi avrebbe fatto compagnia al brunch - in modo da ripetere il nostro solito rito e ridere di tutti gli invitati che parlavano male gli uni degli altri, squadrandoli dall'alto al basso.

Sapeva quanto fosse importante per me la sua presenza, perciò non volli credere che se ne fosse dimenticata.

Mi alzai dal letto barcollando, per poi dirigermi nel bagno della camera di Amber e aprire la porta, non trovandola però neanche lì. Tuttavia, attaccato allo specchio sopra al lavandino, vidi un post-it giallo con sopra scritto qualcosa che mi venne difficile decifrare a causa degli occhi che faticavano a rimanere aperti per il sonno. Incuriosita mi avvicinai e lo staccai, capendo all'istande che fosse Amber l'artefice di tale gesto.

Tanti auguri! Oggi ho un po' di commissioni da sbrigare, perciò non ci sarò al brunch. Ci vediamo direttamente stasera!

Ah, come non detto.

Tornai in stanza con un'espressione un po' delusa sul viso.

Capivo che avesse di meglio da fare, tuttavia l'idea di passare tutta la giornata da sola, senza la mia unica amica, mi fece angosciare terribilmente. Amber c'era sempre stata il giorno del mio compleanno, perciò mi parve strano dover affrontare quella giornata - che si sarebbe rivelata ancora più monotona- completamente da sola.

In quell'istante, però, uno strano pensiero mi balenò per la testa.

Se fosse arrabbiata o addirittura delusa da me per ciò che avevo combinato la sera prima? Dopotutto le avevo rovinato la sarata, e le avevo fatto fare una pessima figura davanti ai suoi amici...

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