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In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e un altro nell'abisso.
Paolo Coelho

Elizabeth

«Mi serve un altro po' di farina.» Mormorò una voce.

La mia mente però non riuscì a percepire nessuna di quelle parole, in quanto rivolta altrove.

Precisamente a un adone di un metro e novanta, con cui la sera prima mi ero lasciata troppo andare...

Brandon.

L'unico ragazzo che mi avesse mai toccato, l'unico che mi avesse fatto provare così tanto piacere, l'unico che mi avesse mandato così tanto in tilt il cervello...

Ero stata così bene che ancora non riuscivo a percepire i sensi di colpa di ciò che avevo fatto.

Tuttavia, ciò che stava nascendo mi spaventava. Non sapevo a cosa stessi andando incontro, né cosa sarebbe stato più giusto fare.

«Terra chiama Elizabeth Williams.» Pronunciò la persona al mio fianco, con una strana voce robotizzata.

Mi voltai di scatto, catapultata d'improvviso nella realtà.

«C-che c'è?» Domandai ad Amber.

«La farina.» Mi indicò il sacchetto accanto a me, così glielo passai distrattamente, ancora pensierosa.

La mia amica quella mattina si era svegliata con la strana voglia di cucinare, perciò alle sette del mattino mi aveva tirato giù dal letto per preparare la colazione insieme.

Proprio in quel momento si stava cimentando a cucinare per la prima volta dei dorayaki.

«È da prima che sei sconnessa. Mi spieghi a cosa stai pensando?» Mi domandò, portandosi col braccio i capelli castani all'indietro.

«A nulla... Sono ancora mezza addormentata.» Tentai di giustificarmi, evitando il suo sguardo.

Avrei dovuto confessarle ciò che stava accadendo con Brandon, tuttavia non mi sentivo ancora pronta. Avrei prima voluto constatare se ciò che stavo vivendo era concreto o, se invece, si trattava di una mera situazione ingigantita.

Per di più, non avevo idea della possibile reazione della mia amica, perciò aspettare sarebbe stata la cosa più giusta.

Almeno fino a quando non avrei sentito l'esigenza di gettare fuori tutto ciò che avevo dentro e dare voce ai miei pensieri.

Sapevo che presto avrei sentito la necessità di confidarmi.

«È per tua madre? Ti senti in colpa per essertene andata?» Provò a indagare lei, girando con una piccola frusta da cucina l'impasto all'interno della ciotola.

«Lei non sta pensando a me, perciò non devo farlo neanche io.» Parlai con un pizzico di rabbia.

Il totale disinteresse che stava mostrando quella donna era davvero sorprendente e mi turbava parecchio.

«Secondo me si farà viva. Adesso è furiosa, ma ciò non significa che non sia preoccupata.» Provò a giustificarla Amber, facendomi aggrottare le sopracciglia.

«Come mai la difendi? Non sei quella che la odia più di tutti?» Le chiesi a quel punto.

«Non la sto difendendo. Solo non mi va di aumentare ancor di più il tuo malessere. So che ci stai male, e di certo non ti serve che io la accusi. Hai bisogno di vedere le cose da un altro punto di vista, stupidina.» Mi lanciò un pizzico di farina sulla fronte, cogliendomi di sorpresa.

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