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E Cominciai a pensare che a quanto pareva non era ancora il momento giusto, per guarire tutte le piccole crepe presenti sul mio cuore malconcio e malandato, ma desideroso di essere amato e di battere per qualcuno.

Elizabeth Williams - Arya E. Wolf

Elizabeth

Una leggera ventata mi sfiorò i capelli,  e andò a rinfrescarmi il viso, come una delicata carezza estiva.

Affondai ancor di più la guancia sul cuscino, e nell'immediato un'ondata di profumo mandorlato mi inebriò qualsiasi senso e annebbiò ogni funzione psichica.

Mugugnai assonnata, muovendomi di poco sulle lenzuola, tuttavia appena allargai di poco le gambe, una fitta di puro dolore mi colpì il basso ventre.

«Ah...» Gemetti dolorante, rialzando di poco il collo con un'espressione corrucciata in viso.

Solitamente appena sveglia non riuscivo a connettere, tuttavia quella volta tutti i miei muscoli si misero sull'attenti e la mente decise di scacciare malamente via qualsiasi residuo di sonno, pur di svegliarmi il prima possibile.

Quando - a pancia in giù - mossi la mano verso il basso, per tastare le lenzuola, avvertii un punto sulla federa unto e bagnato.

Con le sopracciglia aggrottate, mi voltai e subito ai miei occhi apparve una chiazza di sangue.

Il respiro mi si mozzò e nell'immediato sprazzi di ciò che era accaduto la notte prima mi assaltarono con la stessa potenza di grosse onde contro una piccola barca.

«Stammi dietro, biondina...»

«Io non scopo piano. E non mi fermo.»

«Stà zitta e pensa a muoverti»

I morsi, i baci, gli schiaffi, le stoccate violente...

Il dolore, il piacere...

Le mie urla, i gemiti, i suoi ringhi animaleschi, i suoi ansiti rochi...

«Brandon!» Chiamai il suo nome a vuoto, voltando il viso da una parte all'altra della stanza.

Ero accaldata. Anzi no. Ero bollente.

Cocente come la lava di un vulcano.

E tutto a causa di un adone di un metro e novanta che mi aveva stravolto in tutti i modi possibili, poche ore prima.

Avevo assaporato piacere e dolore contemporaneamente, e ne ero rimasta ammaliata.

E nonostante il mio corpo fosse stremato, i miei muscoli intorpiditi, i seni mi dolessero e le innumerevoli fitte dolorose al basso ventre mi facessero stringere i denti... i ferrei confini della mia mente sembravano essersi allentati.

Ancora non riuscivo a credere che avevo perso la verginità.

La macchia di sangue presente sul letto era una prova schiacciante di quanto accaduto, eppure non riuscivo a ricordare altro che benessere.

Tuttavia, una morsa di amarezza mi strinse lo stomaco, al pensiero che Brandon se ne fosse andato.

D'altronde, però, lui non dormiva con nessuno. Me lo aveva esplicitamente chiarito giorni prima, pertanto il fatto che non fosse rimasto con me dopo quanto successo non mi stupì più di tanto.

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