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Amo i litigi veri, quelli forti. Quelli che per far pace devi mettere da parte l'orgoglio. Quelli dove serve coraggio per superarli. Quelli che rafforzano ciò che è vero e dividono ciò che non esiste.

Federico Mainardi

Canzone consigliata: Million Reasons - Lady Gaga

Elizabeth

Casa.

Qualche volta era un luogo.

Qualche volta era uno sguardo.

Qualche volta era una città.

Qualche volta era una realtà immaginaria.

Ebbene, io quella mattina, avvolta da un paio di braccia tatuate e invasa da un'incredibile sensazione di serenità assoluta... mi sentii a casa.

Quel giorno infatti una nuova consapevolezza era germogliata nel mio cuore: con Brandon mi sentivo al sicuro, protetta.

Probabilmente era colpa dei suoi occhi, capaci di farmi vibrare il cuore, o il modo in cui mi teneva stretta a sé, ma quando stavo con Brandon tutto il resto scompariva... e non facevo altro che innamorarmi sempre di più di lui, come se non ne avessi mai abbastanza.

Quella mattina mi ero svegliata presto, e per due ore consecutive ero rimasta in silenzio ad ammirare ogni singolo centimetro del suo viso, stesa accanto a lui, con una gamba intrecciata alla sua e il braccio avvolto attorno alla sua vita.

Dormire insieme a lui era decisamente la mia parte preferita.

Nonostante infatti la sua iniziale riluttanza, ormai ogni notte che restavo da lui rimanevamo accoccolati per tutto il tempo.

Come ero solita fare, puntai lo sguardo sul grande tatuaggio presente sul suo petto, studiando come ogni linea d'inchiostro si intersecava in un intreccio di spine, da cui fuoriuscivano due pistole. Quello era certamente il suo tatuaggio più vistoso, ma riassumeva alla perfezione il suo essere e il suo modo di vivere.

Tuttavia, ciò che catturò maggiormente la mia attenzione fu un disegno poco più in alto, vicino alla spalla.

Si trattava di sei piccolissimi uccelli in volo, disegnati sopra a un fuocherello nero, che mi sembrò estremamente familiare.

E infatti, mi ci vollero  pochi secondi per ricordare che anche Amber in realtà ne avesse uno identico tatuato sullo sterno, pertanto presunsi che fosse il loro simbolo - dei blackfires - e che tutti e sei ne avessero tatuato uno.

Dovevo però ammettere a me stessa che, sebbene amassi il fatto che fossero così uniti, spesso mi chiedevo se davvero mi considerassero parte della loro famiglia.

D'altronde, loro si conoscevano da anni, avevano un legame viscerale indissolubile e avevano commesso mille pazzie e persino crimini insieme... mentre io... io non ero niente in confronto.

Tutti i ragazzi mi trattavano esattamente come una di loro, tuttavia la mia costante e disperata preoccupazione di essere di troppo qualche volta si faceva sentire.

Nonostante infatti fossero fantastici e mi facessero sentire al posto giusto, l'ansia sociale non mi permetteva mai di godermi con spensieratezza i rapporti umani, poiché ogni volta che restavo da sola con me stessa viaggiavo con la mente verso gli scenari più angoscianti.

Come quello di non essere ben voluta, di non sapere come comportarmi, di non avere cose interessanti da dire... Ed era tremendamente sfiancante dover ascoltare le solite vocine insopportabili nella mia testa.

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