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Vivevo per il rischio, per l'adrenalina, per fottere e per uccidere.
Questo era il mio fottuto mondo.

Brandon Collins - Arya E. Wolf


🔴🔴🔴🔴

Brandon

Per tutta la mia esistenza ero sempre stato sospeso sul filo del rasoio, in bilico tra la vita e la morte.

Oscillavo tra fugaci momenti di tranquillità e intensi istanti in cui ogni respiro sarebbe potuto essere l'ultimo.

Occasionalmente avvertivo il peso sul mio petto incombere con meno pesantezza.

Oramai ci avevo preso l'abitudine, e avevo imparato a convincerci.

Ogni dannata volta in cui mi ritrovavo con la consapevolezza di stare per lasciare questo fottuto mondo da un momento all'altro, ricordavo quel  giorno, di tre anni prima... in cui tutto aveva avuto inizio.

Non conoscevo la paura.

O meglio, l'avevo abbandonata insieme al me del passato.

Me ne ero liberato, l'avevo ingabbiata e le avevo impedito di tornare a intralciarmi la strada.

L'avevo trasformata nella mia personale linfa vitale... Mi ero ripromesso di sfruttare quella degli altri.

E in quel momento, con una pistola puntata alla tempia, io non provavo altro che adrenalina.

Il brivido del rischio, dell'impotenza dinanzi alla volontà della morte di venire o meno a risucchiarmi nel suo buio perenne.

Paradossalmente, il pensiero di morire mi rendeva vivo, eccitato, pronto a caricarmi e a prendere per il culo persino il destino stesso.

«Dimmi perché hai cercato di entrare nello studio di Edwing.» Ripeté la voce gutturale alle mie spalle, appartenente a uno degli uomini di Walter.

Allargai le mani, prima di richiuderle in due pugni.

Quell'uomo mi alitò nell'orecchio, e mi strinse entrambe le braccia dietro la schiena, impedendomi di muovermi.

«Eh? Rispondi!» Continuò lui, tuttavia io continuai a rimanere in silenzio, mantenendo sangue freddo.

Non ero la prima volta che mi ritrovavo in una situazione del genere.

E con uomini come quelli, avevo imparato che l'unico modo di prevaricare sarebbe stato quello di portarli all'esasperazione.

La provocazione era sempre stata la mia arma preferita.

Avrei solo dovuto aspettare che allentasse di poco la presa, e poi avrei colpito.

Dovevo avere una reazione, aspettare un passo falso.

«Che c'è? Hai perso l'uso della cazzo di lingua?»

A quel punto ridacchiai, cominciando a prenderlo per il culo.

«Che cazzo ti ridi, coglione?» Urlò lui, ringhiando.

Dai, c'eravamo quasi...

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