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E che gusto ci sarebbe se andasse tutto così fottutamente bene?

Arya E Wolf

Elizabeth

Davanti al locale c'era una fila consistente di persone, che però riuscimmo fortunatamente a superare.

Ci imbucammo infatti nel mezzo, ovviamente grazie ai ragazzi e al timore che sprigionavano, che impedì a chiunque di contraddirli.

La loro stazza imponente, la loro camminata sicura e il loro sguardo perennemente tagliente erano fattori particolarmente intimidatori.

La faccia da cattivi ragazzi fece desistere chiunque dal lamentarsi, quando saltammo più di metà coda, senza alcun permesso.

Amber mi aveva anticipato che  avrebbero dovuto farsi conoscere anche in quel locale, in modo da avere libero accesso come in tutti gli altri posti... ma non volevo sapere come, sinceramente.

La mia amica mi aveva semplicemente detto che avevano una nomea nell'Oregon, e che bastava annunciare a chi appartenevano per far sì che chiunque abbassasse il capo e facesse silenzio.

A dir la verità non condividevo quell'atteggiamento, tuttavia il privilegio di essere amica dei cinque ragazzi più temuti di tutto lo Stato era parecchio stuzzicante.

A ogni modo, fortunatamente riempimmo l'attesa chiacchierando tra di noi, per circa mezz'ora o poco più.

A un certo punto, però, quando a separarci dall'entrata rimasero poche persone, ecco che sentii una mano sconosciuta posarsi sulla mia spalla.

Con le sopracciglia aggrottate, mi voltai, dando le spalle ai ragazzi, e ciò che vidi fu un ragazzo biondo, con un paio di occhi scuri e un grande tatuaggio che gli copriva gran parte del collo.

La corporatura non era prosperosa, tuttavia il viso possedeva un fascino particolare.

«Ciao» Mi salutò, arricciando le labbra in un sorriso. «piacere, Mike.» Allungò il braccio nella mia direzione e mi porse la mano per presentarsi.

Un po' titubante, gliela strinsi abbozzando un sorriso.

Non amavo conoscere nuova gente, poiché ogni dannata volta entravo nel panico, a causa del timore che avevo di dare una brutta impressione alle persone o di essere oggetto di giudizio.

Imbarazzata, stetti infatti in silenzio davanti a quel ragazzo, comportandomi probabilmente come una sciocca.

Non ero in grado di tenere una conversazione, né di mostrarmi sciolta e sicura di me. Ogni volta sembrava un impresa fare nuove conoscenze.

Ciò dipendeva naturalmente dal fatto che da tutta la vita non ero stata spesso con gente della mia età - eccetto Amber e Nathan. Persino il mio ex ragazzo aveva sempre evitato di farmi uscire con i suoi amici. A me andava bene, poiché non amavo stare con altre persone, in luoghi affollati. Per lo stesso motivo mi ero sempre mostrata restia nell'uscire con gli amici di Amber, in passato. Solo quell'estate mi ero sbloccata un minimo, in quanto spinta dalla voglia di godermi gli ultimi mesi prima del college.

«Vuoi dirmi il tuo nome o provo a indovinarlo io?» Domandò ironicamente il ragazzo davanti a me, facendo un passo nella mia direzione.

Al suo fianco vi era un altro gruppetto di ragazzi, che alternavano lo sguardo da me al loro amico, ridacchiando.

«Sono Elizabeth.» Risposi, senza reggere il suo sarcasmo. Al contrario, come da prassi, cominciai a graffiarmi le dita e a strapparmi le cuticole.

Non mi sentivo per nulla a mio agio nel dialogare con sconosciuti. Probabilmente potevo sembrare una stupida, eppure tutto ciò che usciva dalla mia confort zone mi mandava nel pallone.

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