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Non avere mai paura di uno scontro. Anche quando i pianeti collidono, dal caos nasche una stella.

Charlie Chaplin

Davanti a noi vi era una grande casa indipendente su un solo piano. Era davvero bella: le pareti esterne marroncine si trovavano infatti in perfetta tinta sia con la porta bianca del garage sia con quella d'ingresso. Inoltre il vialetto - in cui era parcheggiata una volkswagen grigia, affiancata da una ford nera, era abbastanza spazioso e ben curato, e alcuni cespugli rigogliosi erano situati lungo tutto il perimetro, rendendo la visione esterna ancor più gradevole grazie a quel tocco di verde.

Non staccando gli occhi da quell'abitazione, scesi dall'auto con Amber e insieme ci avvicinammo alla porta di ingresso.

A ogni passo sentivo l'ansia aumentare e minacciare di costringermi a tornare indietro e annullare tutto. In fondo, nessuno dei ragazzi era stato avvisato del nostro arrivo, e la nostra improvvisa visita sarebbe potuta non essere del tutto gradita. A quel pensiero una sensazione disagiante e imbarazzante mi fece desistere. Tuttavia, nonostante i battiti accelerati del mio cuore, e il timore di apparire inopportuna e sentirmi fuori luogo come la notte scorsa, continuai a camminare a testa alta, resistendo alla tentazione di andarmene.

Una volta raggiunta l'entrata, Amber bussò al campanello, mettendo in bocca una gomma da masticare. Ovviamente lei era molto tranquilla e spensierata. Dopotutto, quelli erano i suoi migliori amici, ed era perfettamente normale che si sentisse a suo agio - al contrario mio - considerando lo svariato tempo che passava in quella casa quasi ogni giorno.

Non permettendomi di pensare oltre, la porta venne aperta, rivelando un ragazzo che inizialmente stentai a riconoscere, ma che poi, facendo ammenda e riconoscendo il ciuffo riccioluto biondo cenere e la lieve spruzzata di lentiggini sul naso, identificai come Lucas. Un flashback istantaneo mi fece ricordare di aver scherzato tutta la sera con lui - durante la sbornia - e di aver avuto modo di appurare la sua notevole simpatia.

Compresi però, dal cipiglio che aveva sulla fronte e dall'espressione interrogativa sul viso, che lui non mi aveva riconosciuta. Fece infatti saettare più volte lo sguardo da me ad Amber, attendendo forse che la mia amica gli spiegasse perché una "sconosciuta" gli si fosse presentata alla porta di casa.

«Lei è Betty, idiota.» Disse allora la castana al mio fianco.

Fu un quel momento che Lucas cambiò totalmente espressione e sembrò capire finalmente chi fossi. «Betty, sì!» Fece infatti schioccare le dita, abbozzando un amplio sorriso. «Scusami, non ti avevo riconosciuta...» Squadrò la mia figura dal basso verso l'alto con le sopracciglia inarcate e un sorrisetto sul volto. «Ieri ero messo male.»

L'attimo dopo lo raggiunse anche Kevin, e subito il buondo voltò di poco la testa verso di lui e mormorò al suo amico: «È la fregna di ieri...»

Aggrottai le sopracciglia di scatto. «Cosa?»

«Eh?» Esclamò lui di rimando, rialzando di scatto la testa.

«Che cosa hai detto?» Pronunciai quella frase con un tono confuso ma allo stesso tempo divertito.

«Che cosa ho detto? » Ripeté a sua volta.

«P-prima hai detto qualcosa?»

«No, cioè sì... Ho semplicemente pensato ad alta voce.» Spiegò, facendo spallucce e abbozzando un sorriso sornione che gli andò da un orecchio all'altro.

«Oh, okay...» Mormorai, non sapendo che altro dire e distogliendo lo sguardo dal suo viso.

«Non fare l'idiota, Lucas. Piuttosto, ci sono gli altri?» Intervenne Amber, cambiando discorso e sbirciando oltre le spalle del ragazzo di fronte a noi.

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