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⚠️TRIGGER WARNING ⚠️
Questo capitolo potrebbe urtare la sensibilità di alcuni di voi, perché è molto pesante. Se non ve la sentite, non leggete💔

Ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha fatto andandosene

Jacques Prévert

(canzone consigliata: Losing your memory - Ryan Star)

Elizabeth

«Chiudila lì e portala da me appena si sveglia.» Ordinò una voce maschile, dal timbro roco e maturo

«Sarà un piacere occuparmi personalmente di lei.» Ribatté un'altra, tremendamente familiare.

Che diavolo...

Improvvisamente, ricordi di poche ore prima mi colpirono come missili.

Jacob che mi salutava, prima di partire.

Il parcheggio.

La figura in nero dietro di me.

La sua mano attorno alla mia bocca e l'immediato svenimento.

Mi avevano presa.

Il mio istinto in quel preciso istante mi suggerì di rimanere in silenzio e non far capire che avessi ripreso i sensi.

Continuai perciò a tenere gli occhi chiusi anche quando due mani mi trascinarono da qualche parte, mentre le tempie mi pulsavano.

Fu solo quando venni gettata malamente contro un muro e ricaddi su un pavimento freddo e sporco, che dischiusi di poco le palpebre, per tentare di vedere dove fossi.

Non appena però i miei occhi riuscirono a mettere a fuoco, ciò che vidi fu un paio di stivaletti in pelle e delle ampie spalle di un uomo, che si avviava alla porta.

Il secondo dopo, il rumore di una serratura che veniva chiusa mi riportò definitivamente alla realtà, facendomi sobbalzare.

E sebbene fossi ancora particolarmente intontita, mi portai una mano sulla testa e mi guardai attorno, nonostante il buio mi impedisse di vedere.

Buio totale.

Iniziai a respirare in modo sempre più concitato, mentre centinaia di domande cominciarono a sorgere nella mia testa.

Dove mi trovavo?

Chi mi aveva presa?

C'entrava ancora Nathan?

Brandon dov'era?

Perché ero lì?

Presi a torturarmi le unghie, cercando di adattare i miei occhi all'oscurità che mi circondava, ma tutta quella situazione mi caricò di un'angoscia e di un'ansia tremenda, che mi serrò la gola.

Dio, no.

Non potevo essere stata rapita di nuovo.

La confusione e la paura iniziarono a pungermi come spilli roventi, ma nonostante ciò riuscii comunque a trovare la forza per alzarmi in piedi.

Non potevo andare nel panico.

Sangue freddo.

Sangue freddo.

Proprio come mi aveva insegnato lui.

Legai perciò i capelli in una coda e iniziai a camminare con una mano attaccata al muro, per cercare un modo per uscire da lì.

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