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Se scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.

Friedrich Nietzsche

Brandon

Lei era bella.

Fottutamente bella.

Non credevo di aver mai visto in vita mia una ragazza così aggraziata, delicata e allo stesso tempo sexy come Elizabeth.

Sin dal nostro primo incontro avevo notato che fosse di una bellezza fuori dal comune. Chioma dorata, lineamenti pari a quelli di una cazzo di divinità e occhi che ricordavano il mare.

Banale, se non fosse stato per la loro capacità di raccontare tanto, ma allo stesso tempo nulla.

Si era rivelato impossibile - nella doccia - non dare voce ai miei pensieri. Come un coglione mi ero perso a contemplare il suo corpo assolutamente perfetto, dalle curve delicate e sinuose.

Riuscivo ancora ad avvertire il sapore del suo orgasmo sulla lingua, e in quel momento - seduto al tavolo della cucina - percepivo ancora le sue cosce morbide e sode che mi avvolgevano la testa.

La verità era che quella biondina stuzzicava la mia curiosità.

Il modo in cui restava sempre dietro tutti;

il modo in cui non diceva mai una parola di troppo, ma parlava solo al momento giusto;

il modo in cui sapeva ascoltare;

il modo in cui i suoi occhi sembravano voler captare quanto più possibile, come se dentro avesse uno scrigno in cui racchiudere tutto ciò che viveva;

il modo in cui le sue iridi luccicavano quando si trovava in posti che evidentemente non erano di sua consuetudine;

il modo in cui si sentiva spesso fuori luogo, a disagio, come se nessun posto fosse adatto a lei...

La sua delicatezza costante, la sua sensibilità, il suo garbo, la sua eleganza.

Era sempre così controllata che a volte pareva priva di vita, come se le mancasse costantemente qualcosa.

E conoscevo bene quella sensazione, perché era la stessa che provavo io ogni giorno della mia vita.

«Lucas, leva queste cazzo di mani!» L'urlo di Amber mi riportò nell'immediato lì in cucina, tra i ragazzi, e mi allontanò dai pensieri.

«Questa ti ammazza, Luc. Vattene prima che ti tiri la padella addosso.» proruppe Kevin, fissando con gli occhi sgranati Kamikaze.

«Sai che paura.» La canzonò il biondo, agitando ilare le mani in aria.

L'istante dopo, però, Amber afferrò sul serio il manico della padella in cui aveva cucinato il bacon e la puntò contro il biondo.

«Azzardati ancora a rubare anche una sola striscia di bacon e ti ci faccio diventare io un pezzo di carne secca.» lo minacciò kamikaze, facendolo deglutire.

Nel frattempo, Kevin sghignazzò. «Ha ragione. Vattene via, tu.» E diede una forchettata alle uova per mangiarle, tuttavia dopo pochi secondi Amber fulminò anche lui.

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