11

7.8K 168 117
                                    

Vi consiglio di ascoltare "So cold" durante la lettura. È stata quella che ho sentito io, mentre scrivevo e vi darà le giuste vibes per affrontare il capitolo🖤

Se hai troppi pensieri per la testa, tu riempila di mare.

Andrea Filocomo

Elizabeth

Quella mattina mi svegliai completamente giù di morale.

Non inviai il solito messaggio di buongiorno ad Amber, non ricevetti alcuna foto della sua faccia assonnata e non mi venne alcuna voglia di alzarmi dal letto.

Ero sveglia già da più o meno quarantacinque minuti, tuttavia non avevo ancora trovato una valida ragione per iniziare la giornata.

Mi sentivo in colpa per ciò che era successo con Amber la sera prima, e il timore che mi avesse rivalutata come amica era abbastanza per farmi sentire uno schifo.

Non avrei mai voluto che pensasse che non le volessi bene o che preferissi la presenza di mia madre alla sua.

Era l'unica amica che avevo... Non potevo perdere una figura di riferimento così importante per me.

Non di nuovo.

Ormai avevo al mio fianco una persona che mi capiva, che mi aiutava a superare le solite mille paranoie e che mi incitava a godermi la vita.

Non ero sola e non lo sarei stata più.

Il rumore delle nocche picchiettate contro la superficie in legno della porta della mia camera mi fece ridestare dai miei pensieri.

«Signorina Elizabeth, posso entrare?» Era la docile voce della domestica, che nettamente si contrapponeva a quelle aspre e spinose presenti nella mia testa.

«Sì, certo.» Risposi, sollevandomi col busto dal materasso e rimanendo seduta, con le lenzuola che mi coprivano fino alla vita e i capelli biondi tutti scompigliati.

«Le ho portato la colazione.» Alyn entrò nella mia camera con un vassoio stracolmo di cibo che mi provocò un sorriso involontario.

I miei occhi si illuminarono particolarmente alla vista di un piatto pieno di crepes che attendeva solo di essere divorato.

Quella donna mi conosceva ormai perfettamente, pertanto aveva già da tempo appreso cosa potesse tirarmi su il morale in momenti no come quello.

Sin da piccola, ogni qualvolta che stavo giù di morale, lei si metteva alla cucina e mi preparava ciò di cui avevo voglia. Qualsiasi cosa... E io automaticamente mi sentivo meglio.

Purtroppo, però, non ero più l'ingenua bambina di nove anni i cui problemi principali consistevano in una bambola rotta o in un disegno fatto male. Ero cresciuta, pertanto la difficoltà di scacciare il malumore era aumentata sempre di più con gli anni.

«Ancora non ha risolto con la sua amica, non è vero?» Constatò Alyn quando notò il mio sguardo rattristato, sedendosi sul letto e posizionandomi sulle gambe il vassoio in acciaio.

«No, non ci siamo sentite. Aspetto che mi chiami lei, ho paura di risultare invadente e assillante.» Parlai sinceramente, afferrando il bicchiere di succo d'arancia.

ToxicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora