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Lei era particolare. Ogni volta che ti guardava sembrava volesse urlarti tutto quello che aveva dentro... E ciò che mi preoccupava era la voglia matta che iniziavo a sentire di annegare nei suoi occhi.

Brandon Collins-
Arya E. Wolf


Brandon

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«Oh, eccolo qui.» Pronunciò una voce maschile nel momento in cui scesi nel seminterrato dello stesso minimarket in cui ero andato con i ragazzi solo il giorno prima.

Mi ero recato nuovamente a Portland - il giorno dopo la rapina - per dare a Clark quanto preso in casa Johnson.

«I tuoi amici non ci sono?» Alzò un sopracciglio, scrollando via la cenere dalla sigaretta che stava fumando, seduto dinanzi al tavolo. «Troppo vigliacchi?» Ghignò, accavallando le gambe fasciate da un pantalone blu di sartoria.

In realtà avevo scelto appositamente di venire da solo. Non perché non mi fidassi degli altri, semplicemente perché erano delle teste calde e, considerando già il nostro comportamento trasgressivo della notte scorsa, non potevo permettermi che facessero scoppiare un'ulteriore putiferio qualora qualcosa non gli fosse andata giù.

«Beh, forse è un bene. Dobbiamo parlare tra adulti.» Assunse un'espressione seria, già prospettato a ciò che mi avrebbe detto.

Uno dei suoi uomini dietro di lui gli porse una bottiglia di whisky e due bicchieri, che lui subito riempì.

«Vieni, accomodati.» Mi indicò con la mano la sedia di fronte alla sua, all'altro lato del tavolo.

Con ancora il viso corrucciato e la mascella serrata, mi sedetti, imitando i suoi gesti e sorseggiando anch'io il liquore, nonostante fosse ancora pomeriggio.

«Mi è giunta voce che ieri sera qualcosa è andato storto.» Tamburellò le dita sul legno del tavolo.

Assunsi un'espressione non curante, continuando a bere l'alcolico, seduto comodamente con la caviglia destra poggiata sul ginocchio opposto.

«Abbiamo preso tutto ciò che hai chiesto. Il resto è insignificante.» Feci un gesto con la mano, minimizzando la situazione.

Lui sbuffò una risata. «Questo lo decido io.» Mi rivolse uno sguardo d'acciaio. «Vedi, Brandon...» Picchiettò un dito sul bicchiere di vetro. «Quando si va a fare una rapina, di solito sono coloro che vengono rapinati a dover essere colpiti, non i propri compagni.»

Il suo tono di voce mi infastidiva.

Non avevo di certo bisogno delle sue lezioni del cazzo per fare il criminale.

«Non c'è bisogno che mi dici queste cose, lo sai. Non è il primo colpo che faccio e di certo non sono un ragazzino alle prime armi.» Adombrai il mio sguardo, guardandolo con occhi taglienti.

«E allora perché i miei uomini sono stati pestati?» La sua calma era agghiacciante, tuttavia il mio livello di menefreghismo era alto tanto quanto il suo.

«I tuoi uomini devono capire che davanti non hanno imbecilli.» Affermai, alzando un sopracciglio e accarezzando con l'indice il bordo del bicchiere. «La prossima volta, se devi mandarli, dì loro di stare al loro posto. Oppure provvederò io.» Affilai lo sguardo.

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