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🔥Preparatevi🔥

Ma per quanto uno possa dire e fare, il momento giusto si fa avanti all'improvviso.
Viene planando tutt'a un tratto, imprevisto e imprevedibile.

Banana Yoshimoto

Elizabeth

🔴🔴🔴🔴


Erano passati circa sei giorni dalla sera del luna Park.

Sei giorni in cui i sensi di colpa per aver rubato un'auto, essermi fatta toccare su una squallida giostra e aver rischiato che altre persone mi vedessero nuda, mi avevano provocato una morsa allo stomaco a mano a mano sempre più incontenibile.

Tuttavia, avevo tentato di arginarli il più possibile, al fine di godermi quella vacanza che si stava rivelando essere davvero intensa.

Naturalmente avere qualcosa da fare ogni giorno mi stava aiutando a staccare per poco la mente e a tenermi impegnata.

Quando però la sera andavo a dormire, il silenzio attorno a me - squarciato dalle voci interiori - si rivelava talmente opprimente che mi ritrovavo a non chiudere occhio.

Mi veniva sempre l'incessante desiderio di andare a rifugiarmi in spiaggia, tuttavia sapevo che qualora fossi uscita sul retro avrei trovato Brandon seduto sul dondolo, in veranda, dove era solito recarsi.

E allora mi imponevo di rimanere dov'ero.

La verità era che tentavo di non condividere con lui lo stesso spazio per troppo tempo. Per lo meno non se eravamo soli, perché poi ogni volta sarebbe andata a finire come i giorni precedenti.

E io avevo bisogno di riprendere il controllo della mia testa, nonostante fosse più piacevole sconnettere il raziocinio, qualche volta.

Temevo che - condividendo squarci troppo intimi di me stessa con Brandon - poi non avrei saputo farne a meno.

Perché io ero fatta così: mi legavo troppo, troppo spesso e troppo facilmente alle persone.

Facevo fatica a relazionarmi a causa della mia ansia sociale, tuttavia quando accadeva che riuscivo a instaurare dei rapporti, poi il mio cuore riservava loro un posticino appartato.

E puntualmente, quando poi quelle persone mi abbandonavano - perché succedeva sempre - si portavano via anche un pezzettino del mio cuore, rendendolo sempre più malconcio.

Non volevo abituarmi alle sensazioni che Brandon mi faceva sentire, né alla piacevolezza della sua presenza, e non volevo affatto illudermi di poter trovare la spensieratezza e la leggerezza che ricercavo da tempo.

Avevo inquadrato quell'adone ammaliatore, che riusciva a plasmare a suo piacimento ogni funzione cognitiva dentro di me per indurmi a seguire gli istinti: lui era un tipo che si prendeva ciò che voleva e poi se ne andava.

Ma io avevo bisogno di persone che restavano, nella mia vita.

Non di altre mancanze, di altri abbandoni.

Quando la vacanza sarebbe finita, io sarei rimasta di nuovo sola con me stessa, e con Amber.

Persino i ragazzi - a cui stavo imparando a voler bene ogni giorno sempre di più - alla fine non avrebbero necessitato della mia presenza.

Ero di passaggio nella vita delle persone. Una comparsa che contribuiva a rendere più numeroso il sottofondo, ma nulla di più.

In quei sei giorni però mi ero nutrita il più possibile dei momenti con gli amici di Amber, in modo da avere solo bei ricordi e zero rimorsi, quando sarei tornata alla mia solita routine.

ToxicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora