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E stringimi a te. Ora, domani, per sempre...

Per salvarmi da quest'angoscia, che con incommensurabile potenza stravolge i cuori di noi mortali.


Arya E Wolf

Elizabeth

Avevo spinto Brandon in acqua.

Io, Elizabeth Williams, avevo colto alla sprovvista uno come Brandon Collins.

Per una volta, avevo avuto la meglio.

Ero riuscita a non cedere al suo fascino ammaliatore e ipnotico, ed ero rimasta perfettamente lucida, nonostante la sua presenza fosse in grado di destabilizzarmi parecchio.

Stranamente, mi sentivo fiera di me, anche se dovevo ammettere che spesso - dalla sera prima - mi ero chiesta quale potesse essere ora il pensiero di Brandon su di me.

Tuttavia, neppure il timore di essere giudicata male da lui mi aveva frenata dal riprendermi la mia rivincita, alla festa sulla spiaggia.

Quando avevo raccontato tutto ad Amber, lei si era complimentata circa un centinaio di volte, soddisfatta di come fossi riuscita a tirare un minimo fuori gli artigli.

Quel gesto eclatante di gettare Brandon in acqua, davanti a tutti, era stato un chiaro modo per fargli capire che avevo finito di incassare colpi su colpi, e piangere per le ferite che le sue parole mi procuravano.

Stavo cominciando a comprendere che sarebbe stato decisamente meglio per me e il mio cuore pensare ad altro... Tuttavia, ogni volta che riuscivo a non pensare più a quell'adone ammaliatore e a tutti i momenti condivisi, la mia mente si concentrava su un'altra questione particolarmente intricata:

L'arresto del padre di Nathan.

Avrei dovuto chiedere delucidazioni a Brandon alla festa, tuttavia per ovvie ragioni non ne avevo avuto modo... Eppure un chiarimento su tutta quella faccenda era ciò che più desideravo al momento.

Temevo infatti che l'arresto del Signor Morgan era stato causato dagli amici di Amber. Se così fosse stato, avrebbe significato che inevitabilmente il padre del mio ex c'entrava qualcosa con tutto il giro losco in cui Brandon e i ragazzi erano immischiati da tempo.

Era stato tutto talmente confuso che non avevo avuto neppure il tempo di chiamare Nathan, magari per confortarlo. Immaginavo che fosse piuttosto sconvolto, e soprattutto arrabbiato, perciò la mia presenza non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di più, come era sempre stato. Lo sapevo bene.

Continuai allora a rimanere seduta sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto e la testa indirizzata da tutt'altra parte, fino a quando il suono del campanello non mi fece sobbalzare.

A quel punto, mi alzai e mi diressi alla porta, mettendo da parte la vaschetta di gelato alla vaniglia in cui stavo affogando tutte le mie domande.

Non appena il battente si aprì, però, ecco che l'ultima figura che mi sarei aspettata di vedere in quel momento si stagliò in tutta la sua eleganza davanti a me.

Un corpo longilineo e slanciato, fasciato da una tuta jumpsuit color rosa antico, una chioma bionda, raccolta in uno chignon basso, e due occhi glaciali che mi inchiodarono sul posto...

«Mamma... ciao» Sorrisi, colta alla sprovvista. «Che ci fai qui?» Mi feci da parte per farla entrare, contenta del fatto che fosse venuta a trovarmi, tuttavia, dal modo in cui lei mi superò e si avviò verso il salotto, capii che non era affatto lì per una visita di cortesia.

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