Sembrava proprio che la vita si stesse prendendo gioco di me. Ogni volta che riemergevo da qualcosa, ecco che venivo gettata nel fuoco di qualche altro inferno.
Elizabeth Williams - Arya E Wolf
Elizabeth
Tre.
Erano i giorni trascorsi da quando me n'ero andata di casa.
Tre.
Erano state le volte in cui avevo pianto come una fontana.
Tre.
Erano stati i momenti di cedimento in cui avevo preso il telefono con l'intenzione di chiamare mia madre e scusarmi.
Tre.
Erano state le conseguenti strigliate di Amber.
E tre.
Erano state le vaschette di gelato al cioccolato che io e la mia migliore amica avevamo divorato sul divano di casa sua, durante un film comico che però non era riuscito a strapparmi nemmeno un sorriso.
La consapevolezza di aver lasciato casa mia, di aver detto addio al luogo in cui ero cresciuta, e di aver avuto finalmente la forza di mettere me al primo posto... mi stava facendo stare uno schifo.
Mia madre da quel momento in poi non avrebbe più voluto sentire parlare di me; mio padre era morto.
Non avrei più potuto contare su nessuno dei miei genitori.
L'unica persona che mi era rimasta era accanto a me, in quel momento, e si stava sollazzando di schifezze.
Amber aveva accolto di buon grado la mia richiesta di trasferirmi momentaneamente da lei. Solo in sua presenza avrei infatti tentato di deviare tutti i pensieri e i sensi di colpa che mi attanagliavano la testa.
Ed era anche l'unica in grado di sopportare la mia contraddizione.
Il minuto prima infatti mi ripetevo che avevo fatto la scelta giusta ad andarmene di casa, quello dopo mi saliva l'irrefrenabile voglia di prendermi a schiaffi da sola, a causa del pentimento.
Ci sarebbe solo voluto un po' di tempo e poi mi sarei abituata. Era la frase che mi ripetevo come un mantra, e che cercavo di imprimermi a suon di pugni in testa.
E se da quel momento sarebbe peggiorato tutto? E se mia madre avesse ragione? Mi stavo realmente conducendo all'autodistruzione?
Mi liberai di uno sbuffo esasperato, e affondai ancor di più la testa nel cuscino.
Smettila. Smettila. Smettila.
Avevo fatto la cosa giusta.
«Adesso basta.» Proruppe d'un tratto Amber, spegnendo la tv.
Voltai d'istinto il viso verso di lei, e la scorsi con le braccia incrociate e un'espressione severa.
«Che c'è?» Le domandai, alzando le spalle.
«C'è che non ce la faccio più a vederti così. Sei da tre giorni a deprimerti. Ti devi distrarre, Betty. È finito il tempo di piangersi addosso.» Afferrò quel che era rimasto della vaschetta di gelato e la spostò sul tavolino accanto.
Dopodiché, lanciò un'occhiata all'orologio. «Okay. Siamo ancora in tempo per prepararci.» Si alzò dal divano e cominciò a tirarmi di peso dalle braccia. «Andiamo.»
No, no, no, no...
«A-aspetta...» Balbettai, rimettendomi in piedi un po' goffamente. Ero stata talmente tanto sdraiata che ebbi persino un lieve giramento, non appena i miei piedi toccarono terra. «Andiamo dove?»
STAI LEGGENDO
Toxic
Romance«Sono i cinque ladri più temuti di tutto l'Oregon state. Chiunque entra a far parte del loro gruppo, diventa automaticamente intoccabile...» Elizabeth Williams, una ragazza di diciannove anni che soffre di ansia sociale, tremendamente insoddisfatta...