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Mai avvicinarsi a una tigre dormiente. Sarà subito pronta ad azzannarti e a braccarti con i suoi artigli velenosi per riprendersi il suo silenzio.

Arya E Wolf

Brandon

Walter Edwing, uno dei più grandi criminali del Canada, aveva mandato i suoi uomini a vendicarsi.

E in quel momento erano lì, da qualche parte in quel locale del cazzo.

L'ansia avrebbe voluto impossessarsi di me per farmi andare fuori di testa, tuttavia, come sempre, mi imposi di mantenere sangue freddo.

Al contrario mio, invece, i ragazzi vagavano preoccupati con le mani tra i capelli, imprecando ogni due secondi. Fatta naturalmente eccezione per Warren, il quale era impegnato a riflettere anche lui sul piano da attuare.

Dopo la notizia di Jacob, ci eravamo riuniti tutti nel bagno degli uomini, per tentare di discutere e capire cosa fare.

Si stavano tutti aspettando che pensassi a qualcosa e che prendessi in mano la situazione, come sempre, tuttavia con la loro confusione non avrei potuto fare un cazzo.

«Fate silenzio!» Urlai allora, poggiando il bacino sul lavandino in marmo.

A quel punto si zittirono tutti all'istante, concedendomi un attimo di tregua per permettermi di valutare bene tutte le possibili strategie da attuare.

«Più o meno quanti uomini sono?» Domandai, incrociando le braccia al petto.

«Poco più di una ventina.» Rispose Jacob, agitato quanto gli altri.

«Quanto tempo fa li hai visti? Sono scesi dalle auto o sono rimasti dentro?» Continuai, con un cipiglio serio in volto.

«Circa dieci minuti fa. Ero uscito dal locale e ho notato cinque macchine parcheggiate sul retro. Alcuni sono scesi, altri no. Poi sono rientrato.» Rispose il moro.

«Vogliono farcela pagare per la sparatoria dell'altra sera!» Proruppe Lucas, sferrando nervosamente un pugno sulla porta.

«Come cazzo facciamo contro venti persone, se non siamo neanche armati abbastanza e non abbiamo uno straccio di piano?» Chiese Kevin, sbattendo la mano sul lavandino accanto a me, anche lui ormai tremendamente innervosito.

«Per di più ci sono le ragazze. Sono in pericolo anche loro.» constatò Jacob, scuotendo la testa.

Amber ed Elizabeth erano un problema, sì. Non erano al sicuro e rischiavano grosso. In quel momento erano lì nel bagno con noi, poiché lasciarle da sole nel locale, tra tutta quella gente, non ci era sembrata un'idea opportuna.

Tuttavia, mentre Kamikaze stava riuscendo a contenere l'ansia - poiché ci conosceva da anni e sapeva come funzionavano certe cose - la biondina, al contrario suo, era letteralmente impanicata.

Deglutiva spesso, si martoriava le dita, respirava in modo accelerato, si guardava attorno con le palpebre tremanti e sussultava a qualsiasi rumore improvviso, per la paura che da un momento all'altro in quel bagno avrebbero potuto fare irruzione gli uomini di Edwing.

Probabilmente avrei dovuto confortarla e assicurarle che non le sarebbe successo nulla, tuttavia non c'era tempo per quello.

Non potevo distrarmi né pensare ad altro che non fosse ciò che avrei dovuto fare per togliermi di mezzo gli scagnozzi di Walter.

Proprio per tale motivo, quando lei cercò il mio sguardo per un conforto, io voltai il viso dalla parte opposta e tornai a concentrarmi sui ragazzi.

«Sarebbe stupido da parte loro iniziare una sparatoria qua dentro. Il loro obiettivo qual è? Ucciderci? Ferirci? Torturarci?» Proruppe Jacob, incrociando le braccia al petto e alzando le spalle. «C'è troppa gente. Troppi occhi. Troppi testimoni.»

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