"Ti ho amato prima di saperlo
e forse è solo così che si ama"
(P. C. Freitas)
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ElisabethSono ormai le sette quando avverto la maniglia del portone principale abbassarsi.
L'ansia che mi ha divorato il petto per tutta la giornata sembra finalmente allentare la sua morsa su di me mentre sento Jacob armeggiare con le chiavi.
Risvegliarmi da sola, nel suo letto, mi ha gettata nel panico più totale.
Credevo che si fosse allontanato perché pentito di quel che ci eravamo detti.
Credevo che avesse bisogno di spazio per schiarirsi le idee o magari per raccogliere le parole giuste e dirmi che, nonostante tutto, tra noi non avrebbe mai funzionato, che la scorsa notte non avrebbe mai avuto valore per lui.Poi però ho trovato il suo biglietto: la promessa intrappolata su carta che sarebbe tornato qui il prima possibile.
E allora ho ripreso a respirare.
Forse non del tutto.Mi sono concessa di riassaporare i ricordi della notte scorsa.
La mia mente ha scandagliato e analizzato ogni minimo particolare delle ultime ore trascorse insieme.Si tratta di istanti ormai marchiati a fuoco nella memoria, tanto che nel ricordarli mi è quasi sembrato di riassaporarli.
Il ricordo del suo corpo che si scagliava contro il mio a ogni intensa spinta è tornato prepotentemente a galla, accendendomi un fuoco nel petto che non sembra destinato a estinguersi.
Mi sono concessa di ripensare alle sue mani su di me, alla ruvidità del suo palmo che sfregava contro la morbidezza delle mie cosce, a ogni nostro affamato movimento.
Ho riassaporato il deciso contatto delle sue dita sui miei polsi e sui miei fianchi, strette sulla mia carne nell'inutile tentativo di tenermi ferma.
Come se avessi potuto lontanamente sfuggirgli.Sento lo stomaco stringersi in una morsa nel rievocare quel ti amo sussurrato al buio, incastrato tra l'eco dei nostri sospiri di piacere.
La serratura scatta e, un battito di ciglia più tardi, eccolo lì.
Non mi abituerò mai allo strano modo in cui il mio corpo reagisce alla vista di Jacob.
La sua sola presenza sembra assorbire tutta l'aria nella stanza: vederlo mi ingarbuglia i pensieri e costringe la mia fragile mente a focalizzarsi su di lui e nient'altro.
Lo osservo avanzare solo di pochi passi per poi fermarsi al centro della cucina.
Nel guardarmi, i suoi occhi sembrano accendersi di una strana, impetuosa luce mentre le sue labbra si incurvano in un sorriso sornione."Cosa stai facendo? Dov'è Amy?" Mi chiede, osservando la cucina e riferendosi alla governante.
Il suono della sua voce mi costringe a tornare alla realtà e tento di riprendere il controllo di me stessa prima di aprire bocca.
Mi schiarisco la voce mentre torturo l'oro della mia maglia con le dita.
"Ho dato ad Amy la serata libera. Le ho detto che avrei pensato io alla cena, ero nervosa e cucinare mi rilassa quindi..."
Indico con un gesto frettoloso i fornelli accesi."Cristo." Sussurra, scuotendo la testa. "Sono davvero un bastardo fortunato." Dice, incamminandosi verso di me per poi sbarazzarsi del suo onnipresente giubbotto di pelle, abbandonandolo distrattamente su una sedia.
Osservo come il tessuto della maglia bianca che indossa si tende sui suoi pettorali, evidenziando le possenti braccia e la larghezza delle sue spalle fiere.
Immagini delle mie mani aggrappate alla sua schiena nuda, delle mie unghie sulla sua pelle, mi invadono di nuovo il cervello.

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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...