Senza tregua

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"Ci sono due cose che non tornano mai indietro: una freccia scagliata e un'occasione perduta."
(Jim Rohn)
•••
Elisabeth

Ricambio lo sguardo esterrefatto di Jenny.

Da circa dieci minuti continua a rigirarsi una ciocca dei suoi capelli rossi tra le dita con fare pensoso e, da soli dieci minuti, siamo qui: nel retro del Katy's, dove le ho raccontato tutto sulla mia insulsa, e ormai archiviata, amicizia con Jacob.

Le parlo del nostro primo e insolito incontro, le racconto delle risate, dei suoi assurdi appostamenti per incontrarmi, dell'attrazione, della gelosia, fino ad arrivare all'ultima e definitiva discussione.

Ogni parola che fuoriesce dalla mia bocca è una piccola sconfitta: mentirei se dicessi che non fa male rendermi conto di ciò che ho perso, o meglio, di chi ho perso.

Ma si può perdere qualcuno che non è mai stato tuo?

Il fallimento di questo ennesimo rapporto dimostra che non sono affatto adatta per instaurare legami duraturi.

Non importa che si tratti della famiglia, dell'amore o amicizia.
Elisabeth Gray può far leva solo sulle proprie spalle.

Ripenso a Jacob e, nel bel mezzo della fitta di delusione che il ricordo del suo visto mi trasmette, ho un'illuminazione.

Sono cresciuta con la consapevolezza di essere sola al mondo.

Colma di vuoti.

L'assenza di una famiglia mi ha fatto pienamente comprendere il significato profondo della solitudine eppure...ho saputo ricostruirmi, maceria dopo maceria.

È solo grazie a me stessa se oggi sono quel che sono: indipendente, capace di sfoggiare con orgoglio le piccole crepe di fragilità che mi attraversano la pelle ed il cuore.

Non permetterò più a nessuno di calpestarmi, non mi farò scalfire nè tantomeno spezzare.

Sono l'assoluta padrona di me stessa e, per quanto mi costi ammetterlo, ho capito che la compagnia di Jacob di destabilizzava, mi impediva di avere il controllo sulla mia testa, su qualcosa al centro del mio petto.

E non posso permettere che ciò accada.

''Diamine Beth, sembra che voi siate usciti da un libro!''
La nube di pensieri che mi circonda viene dissipata all'improvviso dalla voce di Jenny che mi parla in tono quasi sognante.

Alzo gli occhi al cielo e rilascio un sospiro denso di fastidio.
"A volte mi chiedo se la tua testa funziona correttamente." Ribatto sarcastica.

''Amica mia, dico sul serio. Tu sei proprio tosta: come vorrei saper respingere i ricconi dagli occhi verdi con la tua stessa facilità.'' Mi dice per poi lasciarsi andare ad un sospiro rassegnato.

''Jen, non sei divertente.''
Le rispondo fingendo di essere infastidita mentre mi ritrovo a reprimere un flebile sorriso.

''Questa situazione però non mi convince." Sento Jenny rimuginare dubbiosa.

Sollevo gli occhi dalla punta delle scarpe per rivolgerli alla mia collega.

Tutta la sua attenzione è sul mio viso, probabilmente starà fissando le mie marcate occhiaie: così scure e profonde che minacciano di inghiottirmi.

''Conosco quello sguardo.'' Il tono di Jenny è allusivo, deciso.

Mi passo le mani sulla divisa gialla e sgualcita che è identica a quella della mia amica.

"Che sguardo?" Le domando confusa, inarco un sopracciglio con aria interrogativa.

"I tuoi occhi dicono tutt'altro, Beth." Mi si avvicina con cautela, quasi come se avesse paura di farmi scappare.
La sua mano si intreccia alla mia, con affetto.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora