''Tenetevi pure i sentimenti misurati, i sogni calibrati, i rischi calcolati.
Io scelgo i tuffi al cuore, i brividi nello stomaco, le corse sulle nuvole e i colori fuori dai margini.''
(Fabrizio Caramagna)
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Jacob
Mi sveglio a causa della luce del sole che filtra trionfante dalla finestra.
Sbatto le palpebre con lentezza, una, due volte.
Metto a fuoco gli interni della mia stanza e controvoglia scosto le lenzuola dal mio corpo accaldato.
Avverto un sapore acido in bocca al solo pensiero di ciò che mi attende al di fuori delle mura della mia camera da letto: l'ennesima giornata all'insegna del lusso sfrenato, dell'eccessività e delle buone maniere.
Un'altra giornata nella mia miserabile vita.
Nel mondo di Jacob Butler, primogenito di Jeremy Butler, uno dei più grandi imprenditori di San Francisco.
Lo stomaco mi si contorce in disgusto nell'attimo in cui l'immagine del volto di mio padre si affaccia con prepotenza alla mia mente.
Scuoto la testa per scacciare l'orda di pensieri negativi che minaccia di sopraffarmi e, a passo instabile, mi dirigo verso il bagno.
Il mio riflesso sembra beffeggiarmi allo specchio: ho gli occhi iniettati di sangue e contornati da occhiaie violacee, i capelli sono un ammasso disordinato di ricci e sfoggio un enorme livido viola lungo la mascella.
Sposto lo sguardo sul mio collo ed è solo adesso che mi accorgo dei residui di rossetto rosso che macchiano la mia pelle.
Il ricordo di Meghan e delle sue labbra su di me mi appare distorto e confuso alle prime luci del mattino.
Ogni indizio sul mio volto è prova lampante della festa di ieri sera e del mio inatteso scontro con Caleb.
Un diverbio che si è risolto con il mio pugno entrato in collisione con il suo naso, in risposta al debole gancio che ha tentato di rifilarmi.
Contraggo le sopracciglia, ma vengo colpito da una acuta fitta di dolore proprio nei punti in cui la mia pelle è tumefatta.
Sciacquo il viso con accuratezza, facendo attenzione ad evitare di procurarmi altro dolore e, dopo aver ingoiato un'aspirina, capisco che è il momento di affrontare ciò che mi attende al di fuori di questa porta.
Indosso frettolosamente un paio di jeans ed una anonima felpa nera.
Guardo con disdegno le innumerevoli pile di indumenti che sormontano gli scaffali della mia cabina armadio.
Che cazzo dovrei farmene di tutti questi vestiti?
Appesa ad una gruccia, scorgo tra le varie giacche la felpa dell'University of San Francisco: l'imminente inizio del semestre autunnale mi permetterà di stare lontano da questa casa, avrò finalmente l'opportunità di allontanarmi per un po' da questo buco infernale.
Le urla al piano di sotto interrompono con prepotenza il flusso dei miei pensieri.
Corrugo la fronte e lascio andare un sospiro denso di rassegnazione e rabbia.
Non potrei dimenticarmi di tutto questo nemmeno se mi sforzassi.
Serro le palpebre e stringo i pugni: ancora un altro giorno.
Scendo lentamente le scale che conducono in soggiorno, tento di cogliere ogni possibile scorcio di conversazione tra mia madre e colui che sono costretto a chiamare papà.
Quale sarà il motivo della discussione di oggi?
La cena servita fredda da Lizzy, la nostra governante?
I quindici minuti di ritardo di mia madre al pranzo della domenica?
Un brutto voto a scuola di Thomas?
Per mio padre, Jeremy Butler, qualsiasi scusa è valida per riversare la propria rabbia su sua moglie e i suoi figli.
"Non sono tenuto a darti spiegazioni Margaret." Asserisce lui in tono austero.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...
