Confronti inattesi

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"L'amore è una forza selvaggia. Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi."
(Paulo Coelho)
•••

Elisabeth

Ricambio con altrettanta diffidenza l'occhiata con la quale i glaciali occhi di Emma mi squadrano da capo a piedi.

Sembra stia annotando mentalmente tutti i difetti che balzano agli occhi solo guardandomi: i capelli spettinati, la fronte madida di sudore, il mascara leggermente sbavato sotto l'occhio, la divisa macchiata in più parti.

Decido di non rispondere al suo inatteso saluto e mi attengo a quello che è il comportamento previsto nel mio lavoro.

"Benvenuta al Katy's, io sono Beth, come posso aiutarti?" La mia frase da repertorio non è però accompagnata dal sorriso che sono solita sfoggiare con i clienti.

La mia cordialità è riservata ai clienti affabili e simpatici.
Emma non lo è di certo.

"Su coraggio Elisabeth, non c'è bisogno di tutta questa formalità con me, in fondo ci conosciamo, no?"
Il suo tono è denso di sarcasmo mentre mi fulmina con occhi incorniciati da ciglia che svolazzano ad ogni sua parola.

Sono stupita nel sentirmi definire come una sua conoscente considerato che le volte in cui ho incrociato questa ragazza si contano a stento sulle dita di una mano.

La maggior parte delle quali era avvinghiata ai bicipiti di Jacob.

Respira Elisabeth. Respira.

"Il Katy's è una tavola calda, quindi mi dispiace ma a meno che tu non decida di ordinare qualcosa sarai tenuta ad andar via. Sono nel pieno del mio orario di lavoro e non posso trattenermi oltre."
Rispondo con tono distaccato e meccanico facendole capire che non ho voglia di ribattere alle sue insulse e taglienti parole.

Emma inarca un sopracciglio perfettamente curato e picchietta le unghie fresche di manicure sul bancone.

Quel ticchettio ripetitivo rischia di farmi esplodere di rabbia, ripasso mentalmente le ragioni per le quali dovrei mantenere la calma ed evitare di sbattere Emma e le sue costosissime scarpe tacco dieci lontano da qui.

Non ho ancora trovato nessun valido motivo quando i miei pensieri vengono interrotti dalla sua stridula voce.

"Prenderò un caffè." Annuncia sicura lisciando con una mano il tessuto della sua camicetta.

Annuisco solenne senza davvero prestarle attenzione: finalmente ha afferrato.
"Arriva subito." Le comunico allontanandomi.

Pochi secondi dopo, deposito la tazza fumante di caffeina di fronte a lei.
Dopo aver sorseggiato un po' della bevanda, Emma mi rivolge un altro sguardo che non riesco a decifrare con certezza.

"Dunque...Elisabeth, giusto?" Chiede con finta aria confusa inclinando il capo verso destra.

"Si, è il mio nome. Proprio quello con il quale mi hai chiamata appena due minuti fa." Rispondo con falsa ironia stringendo il tessuto della mia gonna nel pugno.
Sono un rigido fascio di nervi.

Mentre la studio, mi rendo conto che è difficile non immaginare una ragazza così bella al fianco di Jacob. È altrettanto difficile ignorare il fatto che siano stati insieme, che quella sera sia corso da lei allontanandosi da me.

"Sai Elisabeth..." Si interrompe soffermandosi nel pronunciare il mio nome. "...noi due abbiamo molte cose in comune."
Dice portandosi una mano alla sua lucente chioma per spostare alcune ciocche biondo miele sulla spalla destra.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora