Domande

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"Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso."
(Alexander Pope)
•••
Elisabeth

L'atmosfera cambia drasticamente.

Quell'aria di leggerezza e divertimento si dissipa nel nulla e tra noi alleggiano le mancate risposte alle domande che ci siamo rivolti.

Sento l'abitacolo dell'auto restringersi sotto il peso del suo sguardo.

Io e Jacob ci scambiamo un'occhiata carica di parole non dette, di limiti che non possiamo oltrepassare.

In questo momento sento di non poterlo raggiungere e mi ritrovo ad innalzare un'altra delle mie stupide barriere.

Sono attratta da lui: la sua personalità, la sua spontaneità, la sua energia, tutto mi ammalia in maniera quasi primordiale.
Jacob è qualcuno capace di colorare il grigiore che mi trascino addosso.

Jacob è colore per me.

Eppure, essergli vicina mi impedisce di pensare lucidamente e questo mi terrorizza.
Ho sempre avuto il totale controllo dei miei pensieri, delle mie azioni, ho vissuto finora con il pilota automatico inserito: sono io a stringere le redini della mia vita.

Ma so anche che, se glielo lasciassi fare, lui sarebbe in grado di distruggere anche l'ultimo briciolo di razionalità al quale potrei aggrapparmi e questo decreterebbe la mia condanna.

Sfioro il suo corpo con lo sguardo, giungo con gli occhi fino al suo viso virile dai lineamenti armoniosi e perfettamente cesellati.

Mi sento una falena preda di un folgorante bagliore: lui è quel bagliore.
Mi prometto di star lontana dalla sua luce, sono consapevole di rischiare perché potrei rimanere scottata, eppure qualcosa mi spinge ad avvicinarmi, ad assaggiarne un po' alla volta.
E più sento irradiarmi dal calore di quella luce, più ne voglio ancora.

Eppure so che lui rappresenta tutto ciò da cui dovrei scappare a gambe levate.

L'ignoto mi spaventa, odio ciò che potrebbe riservarmi sorprese.
E più lo guardo più mi convinco che lui è l'ignoto, è impeto, adrenalina e impulso.

Mi concentro di nuovo sulle sue mani. Rabbrividisco.
Troppa luce.
Troppe ombre.

"Credo che per me sia ora di andare."
Tengo lo sguardo rivolto verso il basso mentre parlo, non voglio far trasparire alcuna emozione.

Jacob non mi ferma, sa per certo a cosa è dovuta la mia reazione: mi guarda con aria assente quasi come se si aspettasse tutto ciò.

Nasconde le mani alla mia vista e poi mi risponde in tono spento, arido.
"Allora buonanotte, Elisabeth. Ci si vede in giro."

"Buonanotte, Jacob." Sussurro in fretta, agguantando con scottante urgenza la maniglia della portiera.

Abbandono l'auto in un batter d'occhio e corro verso casa con le gambe molli e il cuore in tumulto.

Mi lascio Jacob alle spalle.

***
Jacob

Sono sdraiato sul letto: fisso il soffitto di camera mia e mi soffermo su una piccola crepa che lo attraversa.

È un po' come la mia vita: maestosa e brillante all'esterno ma piena di fratture interne, piccoli squarci che minacciano di far crollare tutto da un momento all'altro.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora