Chiarimenti al buio

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"Io so soltanto che sono attratto da lei come dall'aria quando sono sott'acqua."
(Colin Farrell)
•••

Elisabeth
L'unico suono che riecheggia in questa sera autunnale è lo scalpiccio dei nostri piedi che avanzano incerti nel buio.

La luna piena, splendente nel cielo, ci osserva dal suo trono di notte e stelle e il rumore dei miei battiti impazziti riverbera lungo tutto il mio corpo, scosso da dubbi e ansia in contemporanea.

Apro e chiudo i pugni per stemperare la tensione.
So perfettamente giustificare il mio stato d'animo, sono in grado di comprendere la causa del mio cuore in tumulto.

È lui.

I pesanti respiri di Jacob accompagnano il nostro tragitto verso casa mia.

Non pronuncia nemmeno una sillaba lungo la strada e io accolgo questo suo silenzio come una benedizione: lo utilizzo per riflettere, per raccogliere le parole giuste e domare almeno una piccola parte dell'ansia che sembra soffocarmi completamente.

È un timore più che legittimo il mio: so che, qualora le parole di Jacob non mi convincessero, dovrò lasciarlo andare.

Lui dovrà uscire dalla mia vita.
Questa volta definitivamente.

Avverto con timore quell'intensità febbrile che ci lega, è una sensazione che riesco a percepire anche senza nessun contatto tra il mio corpo e il suo.
Non ho mai sperimentato nulla del genere con nessuno e mentirei se dicessi di non sentirmi terrorizzata da tutto questo.

Cosa diavolo mi sta succedendo?

"Siamo arrivati."
La mia voce è rauca quando parlo e la schiarisco per squarciare il velo di silenzio che sembra averci avvolto durante il tragitto.

Ruoto il capo verso Jacob e lo osservo accuratamente per la prima volta dopo questa lunga giornata.

Indossa il suo solito giubbotto di pelle nero che evidenzia le sue spalle larghe e imponenti, il suo ampio torace è fasciato in una maglia, anch'essa nera, e le gambe sono avvolte in un banale pantalone sportivo, di un grigio spento.

Ha gli occhi che brulicano di parole non dette, illuminati del solito fuoco che contraddistingue Jacob.
Un fuoco che arde di arroganza, determinazione e seducente mistero.

Come può l'ignoto ammaliare così intensamente?

Le sue labbra sono serrate in una smorfia intrisa di incertezza: non sa come comportarsi nè cosa dire e il pensiero che sia io la causa di questa sua titubanza mi dona qualche briciolo di sicurezza in più.

"Ho bisogno di sedermi." Annuncia con voce un po' instabile.

Sono grata del fatto che non abbia accennato di voler salire in casa, non riuscirei a reggere questo confronto lì.

Il mio appartamento è il mio rifugio da questo crudele e grande mondo e non riuscirei a convivere con il ricordo di liti e delusioni consumate al suo interno.

L'idea di vedere Jacob voltarmi le spalle definitivamente e uscire dalla porta di casa mia mi destabilizza parecchio.

"Per te va bene lì?" Gli chiedo, indicando un desolato muretto immerso nella luce del lampione vicino.
Lui fa spallucce e annuisce, dirigendosi con pochi passi verso il punto prescelto.

Lo seguo in silenzio, aspetterò che sia lui a parlare per primo.
Ho bisogno di risposte, di vedere i miei dubbi dissiparsi, ho bisogno di stabilità e certezza.

Prendo posto accanto l'imponente corpo di Jacob e, nel farlo, vengo investita da un'intensa ondata del suo profumo.

Reprimo un sospiro estasiato, come farò a focalizzarmi sulle sue parole con tutto questo accanto?

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora