Ripensamenti

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"Ci sono notti ideali per i rimorsi e notti ideali per i rimpianti."
(Fabrizio Caramagna)
•••
Elisabeth

Gradino dopo gradino, mi allontano da questa caotica e strampalata festa.
Rischio di scivolare nella mia folle corsa verso l'uscita a causa di questi stupidi stivali e mi ritrovo ad agognare le mie adorate sneakers.

"Beth! Cazzo, rallenta!"
La voce di Jacob giunge alle mie spalle in un ansito affannato: si è precipitato al mio inseguimento per non so quale assurdo motivo, sarebbe potuto benissimo rimanere incollato a quel divano in compagnia della mora tutta tette per quel che mi riguarda.

"Stai perdendo tempo con me, Jacob. Non tornerò indietro."
Rispondo ansimante e mi maledico mentalmente per la mia forma fisica: occorrono solo poche rampe di scale per mettermi fuori gioco.

"E come hai intenzione di tornare a casa? Ti ricordo che sei salita sulla mia dannata macchina per venire qui!" Esclama al limite dell'esasperazione.

Cazzo.

La mia folle corsa senza meta si interrompe, mi ritrovo sul marciapiede: capelli spettinati, battiti accelerati e con così tanta collera in corpo da rischiare di esserne travolta.
Pochi istanti dopo anche Jacob mi raggiunge.

Si ferma a qualche passo da me, timoroso di accorciare le distanze perché teme la mia reazione alla sua vicinanza.

"Vuoi dirmi cosa cazzo sta succedendo?" Aggrotta le sopracciglia, una piccola ruga si forma nel bel mezzo della sua fronte.

Adorabile.

Scuoto la testa tentando di scacciare questo fastidioso pensiero, provo a raccogliere le parole per portare a termine una frase di senso compiuto, ma tutto ciò che fuoriesce dalla mia bocca è solo una frase senza senso.

"Odio le feste." Borbotto con sdegno.
Incrocio le braccia al petto, valuto la situazione, poi riprendo a parlare.

"Questa..." Dico, indicandomi.
"Questa non sono io: l'Elisabeth che conosco non perde la pazienza così, ha reazioni controllate e misurate, pensa prima di agire e non si lascia trascinare a delle stupide feste!"
Pronuncio l'ultima frase del mio improvvisato monologo quasi urlando.

Jacob continua ad osservarmi, taciturno e in attesa, sa che non ho detto tutto.
Mi rivolge un cenno col mento invitandomi a proseguire.

"E di certo la vera Elisabeth non scappa via urlando, non ha la mente affollata da dubbi e non viene accecata dalla gelosia per lo stupido comportamento di un ragazzo."
Sbotto senza riuscire ad impedire che queste parole sgorghino dalle mie labbra.

Pochi secondi dopo il mio cervello sembra rientrare in funzione: ripeto mentalmente ciò che ho appena pronunciato e maledico me stessa per la seconda volta nel giro di qualche minuto.

Gli occhi di Jacob vengono illuminati dalla sorpresa non appena le sue orecchie sembrano registrare quel che ho detto.

"È per Noah o per me?" Mi domanda con la voce intrisa di oscura serietà.
Lo sguardo gli si scurisce mentre passa in rassegna i tratti del mio viso per poi scivolare lungo il mio corpo.

"Cosa?" Domando esitante, non capisco dove voglia andare a parare con questa domanda.
Possibile che abbia saputo della mia conversazione con Noah?

Jacob porta una mano al viso in segno di esasperazione, passa il palmo sulla mascella volitiva con fare pensieroso.

"Hai detto di essere gelosa, ma di chi? Di me o di Noah?" Chiede, inclinando il capo e riducendo le sue iridi verdi a due luminose fessure.

Passa qualche secondo e non mi azzardo a dargli alcuna risposta: valuto se mentirgli o meno, ma alla fine agisco in pieno stile Elisabeth e, per la prima volta in tutta la serata, mi sento finalmente me stessa.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora