Un passo indietro

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"L'attesa attenua le passioni mediocri e aumenta quelle più grandi."
(François de La Rochefoucauld)
•••

Elisabeth

Stupida. Stupida. Stupida.
Ho già detto di essere tremendamente stupida?

Conto frettolosamente un paio di banconote e le porgo al cliente che attende pazientemente il suo resto.
"Ecco a lei." Annuncio con tono meccanico.

Il povero uomo controlla i soldi che ho abbandonato sul suo palmo e mi rivolge uno sguardo esterrefatto.
"Signorina, qui ci sono cinquanta dollari in più."

Strabuzzo gli occhi, sono un disastro ambulante.
"Colpa mia, mi scusi." Ridacchio nervosamente.

Il cliente si allontana dal bancone borbottando qualcosa di indistinto sottovoce.
Mi porto le mani alle tempie, massaggiandole, e cerco di mettere ordine nel turbinio di pensieri che inonda la mia mente.

Tento di riprendere il controllo della mia testa, del mio corpo, ma la verità è che sono rimasta intrappolata in quella sera, tra le quattro mura del mio appartamento.
Per essere precisa, del mio bagno.

O meglio ancora, sono rimasta imprigionata in quell'attimo.
Quell'esatto istante impregnato di attesa, trepidazione e desiderio, in quei pochi secondi che hanno legato le nostre labbra a pochi respiri di distanza.

Sono stata colta alla sprovvista dall'audacia di Jacob, ma mentirei se dicessi di non aver apprezzato vederlo perdere il controllo, sarei una pessima bugiarda se dicessi di non aver desiderato quel bacio.

Per un momento, un solo momento, ho realizzato che avrei permesso a quegli occhi verdi di far breccia nella bolla nella quale mi proteggo da ventuno anni.

Al contatto tra le sue mani e la mia pelle, ho deciso definitivamente di abbandonare ogni riserva e lasciarmi andare.

E tutto questo sarebbe successo se non fosse stato per quel dannato telefono.

Avverto un inatteso calore farsi strada sulle mie guance al pensiero della sua vicinanza.
Mi chiedo se sia possibile provare una così intensa attrazione solo per un semplice tocco.

Ho avvertito il mio corpo tendersi verso il suo e giuro di non aver sentito nulla di lontanamente simile in vita mia.

Al tempo stesso però, maledico me stessa per la mancanza di autocontrollo, per essermi abbandonata senza indugio al dolce suono delle sue parole e al calore delle sue mani.
L'Elisabeth Gray che conosco io non avrebbe ceduto tanto facilmente alle occhiate languide di un bel ragazzo.

Ma quando si tratta di Jacob non ho certezze, solo confusione, una manciata di battiti impazziti e un'insana voglia di perdermi nei suoi occhi.

Perlustro con lo sguardo la sala del Katy's, il lunedì è tutto molto tranquillo.
Alcuni tavoli sono occupati da clienti che sorseggiano caffè con aria annoiata al pensiero della settimana che è appena iniziata.
Una canzone country si diffonde dalle casse poste ad ogni angolo del locale, regalando un piacevole sottofondo a questo grigio lunedì mattina.

Soffoco uno sbadiglio e, per la cinquantesima volta, controllo furtivamente lo schermo del cellulare, estraendolo dalla tasca.
Nessun messaggio da Jacob.
Niente di niente.

Sbuffo esasperata, sono davvero patetica.
Non ho sue notizie da quella assurda sera della festa e arrivo a chiedermi se si stia tormentando sul nostro mancato bacio proprio come sto facendo io.

Sul serio Elisabeth? Lui è abituato ad avere molto più dalle ragazze in una sola sera, ti aspetti che si stia struggendo per un banale bacio?

Scuoto la testa per scacciare la voce delle mie paranoie e verso un po' di caffè fumante nella tazza.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora