Si va in scena

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"Se non ricordi che amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato."
(William Shakespeare)
•••
Elisabeth

"Davvero Paul, non so neppure come ringraziarti." Quasi urlo mentre stringo il telefono freneticamente tra le dita.
"Ci vediamo oggi pomeriggio, a più tardi. E grazie ancora." Cinguetto, interrompendo la chiamata.

Sento un sorriso sbocciare sul mio volto ed inizio a saltellare intorno al tavolo della cucina di Jacob come una pazza.

"Suppongo ci siano buone notizie." La sua voce profonda giunge come musica alle mie orecchie.
È seduto al tavolo, ha i capelli spettinati dal sonno, le braccia incrociate al petto ed un piatto vuoto di fronte a sè.

"Hai già divorato i pancake che ho preparato?" Domando, inarcando un sopracciglio con un ghigno di derisione.

Jacob mi guarda con aria colpevole. "Cosa c'è? Li hai messi nel mio piatto affinché io li mangiassi, no? E poi, detto fra noi, li preparo meglio io." Borbotta, passandosi una mano tra i capelli e storcendo il naso nel momento in cui li scopre tutti annodati.

"Tu, Jacob Butler." Mi avvicino a grandi passi verso la sua sedia con la spatola in mano. "Sei davvero un bugiardo." Lo accuso puntando l'utensile contro il suo viso.

Nel guardarmi, la sua bocca si solleva in un mezzo sorriso strafottente che mette in mostra la fossetta sulla guancia destra.
I suoi occhi risplendono ferini alla luce del mattino mentre mi guarda come se fosse sul punto di volermi assaggiare.

Dio, perché deve essere così maledettamente attraente anche da appena sveglio? Non dovrebbe essere vietato o qualcosa del genere?

"E tu, Elisabeth Gray." Dice, alzandosi di colpo dalla sedia e puntando le sue iridi splendenti nelle mie. "Sei deliziosamente indecente con solo la mia maglietta addosso." Sussurra prima di agguantare il mio polso nella sua mano per intrappolarlo in una morsa di ferro.

Sollevo l'altro braccio, pronta a rompere quel contatto improvviso, ma con uno strattone Jacob mi attira verso il suo corpo facendo scontrare il suo petto con il mio.

L'effetto della sua vicinanza improvvisa mi destabilizza profondamente tanto che la mia mano, che adesso tiene stretta nella sua, perde la presa sulla spatola, la quale atterra sul pavimento con un tonfo.

Jacob scuote la testa a destra e sinistra con disapprovazione, poi fa guizzare la lingua sul suo labbro inferiore e lo umetta rendendolo ancora più invitante ai miei famelici occhi.

Arrossisco violentemente se penso a dove si trovavano quelle labbra giusto ieri notte e avverto un calore cocente farsi strada lungo il viso.

Jacob deve aver notato il mio cambiamento d'espressione tanto che lo vedo inclinare il capo da un lato e squadrarmi il corpo spudoratamente.

"Cosa dovrei fare con te adesso?" Sussurra con voce arrochita al mio orecchio mentre con l'altra mano mi stringe la vita.

"Potresti iniziare lasciandomi andare." Dico, inarcando un sopracciglio ed ostentando finta indifferenza al suo tocco mentre in realtà avverto già le zone più sensibili del mio corpo appesantirsi sotto il suo sguardo.

"E se dicessi no?" Mugugna strofinando pigramente il naso contro il mio collo.

Brividi traditori mi danzano sulla pelle al solo pensiero di ciò che potrebbe accadere se lasciassi scivolare le sue mani sotto i miei pantaloncini.

"Jacob?" Domando con voce arrochita.

"Mh?" Risponde appoggiando le sue calde labbra sulla mia clavicola.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora