Luci soffuse

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"Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi."
(William Shakespeare)
•••

Elisabeth

"Elisabeth Gray adesso basta!"

Sobbalzo al suono della voce di Jenny.
Mi ritrovo ad indietreggiare di scatto fino ad urtare la pila di menù sul bancone che cadono rovinosamente a terra sparpagliandosi sul pavimento.

"Si può sapere che ti dice il cervello?" Sussurro velenosa nella sua direzione e mi chino per rimediare al danno commesso.

Jenny avanza minacciosamente verso di me fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio naso.

"Che cazzo passa a te per la testa invece? Controlli quel telefono come una ossessa da tutto il giorno e sembra che tu abbia perso la capacità di interloquire con ogni altro essere umano." Sbotta Jenny all'improvviso.

Chino la testa e stringo i pugni.
Sono patetica.

Sento addosso lo sguardo indagatore della mia amica che sembra scottarmi anche attraverso i vestiti.

"Si tratta di lui." Il tono di Jenny è glaciale.

Io non proferisco parola, a cosa servirebbe negare?
Che senso avrebbe lottare contro qualcosa di così forte ed evidente?

"Porca puttana, ho indovinato. È lui la causa del tuo malumore. Cosa ha combinato, dovrò prenderlo a calci nelle palle?" Jenny piega il collo a destra e sinistra, in segno di sfida.

Avverto un sorrisetto increspare le mie labbra, adoro questa ragazza.

Rilascio un tremulo sospiro e con lo sguardo rivolto al lucido pavimento del locale decido di parlare.

"È venuto qui per pranzo, credevo andasse tutto bene, si comportava come al solito. Solo che... un attimo prima era qui e l'attimo dopo è sparito. Si è precipitato fuori dal locale prima che potessi accorgermene, neppure un cenno o un saluto. Nessun messaggio di avviso sul telefono."

Rilascio queste parole pesanti come macigni e mi sento maledettamente stupida nel percepire la mia voce affievolita dal dispiacere.

Jenny scuote la testa in segno di disapprovazione nell'udire la mia spiegazione.

Appoggio le mani sul bancone e distendo la schiena per trovare un po' di sollievo dalla stanchezza.

"Non so cosa mi aspettassi esattamente da questo incontro, di certo non un comportamento del genere, soprattutto dopo il nostro bacio e..."

"Cosa? Aspetta! Cosa?" Le urla di Jenny attirano gli sguardi curiosi di alcuni clienti.

Oh, ho dimenticato di informarla del piccolo particolare del bacio.

"Elisabeth! Vi siete baciati? Oh mio Dio, vi siete baciati!" La rossa saltella sul posto intenta a compiere chissà quale danza di gioia.

Mi passo una mano tra i capelli e avverto il calore farsi strada sulle mie guance.

Non sono abituata a parlare di me con gli altri: sono quel tipo di persona che trattiene tutto, che rimugina e riflette fino ad esplodere o a cadere nel circolo della paranoia.

Ma Jacob è riuscito ad insinuarsi nella mia testa in maniera così totalizzante e profonda che ultimamente mi è difficile perfino formulare dei pensieri, men che meno rifletterci su.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora