In frantumi

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"Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai."
(Gabriel Garcia Marquez)
•••
Jacob

Serro i pugni con forza fino a conficcare le unghie nel palmo, provo a concentrarmi solo sul mio respiro, esclusivamente sul movimento del mio petto che si alza e si abbassa.

C'è una voce assordante all'interno della mia testa che sbraita, scalpita e urla.
Mi urla di mettere un piede davanti all'altro, mi urla di iniziare a camminare e poi a correre.
Mi urla di uscire da quella dannata porta e raggiungere Elisabeth.

Però, nonostante restare fermo qui mi provochi quasi un dolore fisico, dovrò dare ascolto ad una voce diversa da quella dell'istinto.

Questa sera dovrò fare i conti con la ragione.

"Amico" Urla Simon scuotendomi per un braccio. "Che cazzo stai aspettando? Seguila!" Indica freneticamente la direzione in cui è sparita Elisabeth.

Inspiro profondamente e punto gli occhi sul caleidoscopio di luci riflesse dai cocci di vetro che costeggiano il pavimento.

Mi sento esattamente come quei maledetti pezzi di vetro.
In frantumi.
Sto andando in frantumi.
Ogni secondo che trascorro qui, immobile, con i piedi inchiodati sul pavimento, finisce col disintegrare inevitabilmente una parte di me.

"Non la seguirò." Mi stupisco di come la mia voce riesca ad apparire ferma e stabile nonostante ci sia una bestia che ruggisce nel mio petto.
Una bestia che sta scalpitando contro le pareti del mio corpo per il desiderio di correre da lei.

"Porca puttana, ma cosa stai dicendo? Non era questo il piano!" Mi urla a pochi centimetri dal viso.
"Saresti dovuto entrare in quel cazzo di bagno per minacciare Emma, per estorcerle informazioni sulle intenzioni di Derek, io mi sarei limitato a stare davanti la porta per non fare entrare nessuno..." Si interrompe per passarsi una mano tra i capelli, un gesto di pura esasperazione.
"Quindi mi spieghi perché sei qui e perché cazzo hai del rossetto spalmato su tutta la tua dannata faccia?"

"Rrrragazzi..." Il suono di una voce biascicata, proveniente dal lato opposto del corridoio, interrompe la nostra conversazione. "Non
d-dimenticatevi di me!"

Emma avanza nella nostra direzione, barcolla pericolosamente sugli altissimi tacchi che le fasciano i piedi e la sua lunga chioma bionda ondeggia come un manto ad ogni suo movimento.

"Ecco il motivo." Mi rivolgo a Simon indicando Emma con un cenno del capo. "È completamente ubriaca. L'ho bloccata in bagno per farle qualche domanda, ma mi sono accorto troppo tardi delle sue condizioni: mi è saltata letteralmente addosso." Confesso passandomi una mano tra i capelli. "Ha cercato di sbottonare i miei fottuti pantaloni, puoi ben immaginare quali sarebbero state le sue intenzioni se non l'avessi fermata."

Simon non proferisce parola, si limita a fissarmi con uno sguardo glaciale. "E cosa cazzo stai aspettando? Raggiungi Beth e spiegale la situazione. Hai idea di come questa scena possa essere apparsa ai suoi occhi?" Mi chiede indicando una Emma spettinata ed il mio viso imbrattato di rossetto.

Prendo fiato per rispondere, ma con la coda dell'occhio mi accorgo che Emma sta lentamente barcollando verso di me per poi perdere l'equilibrio.

Mi muovo in maniera fulminea e avvolgo il suo corpo tra le braccia prima dell'impatto con il pavimento.

"Mi hai sssalvata." Ridacchia biascicando con uno sguardo offuscato.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora