Un rischio da correre

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"Che l'amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore."
(Emily Dickinson)
•••
Frammento: prima del ritorno
Jacob

Fisso con sguardo assente gli squallidi interni della stanza di un motel nel quale soggiorno ormai da cinque giorni.

Le lenzuola ingiallite ricoprono un materasso duro come il marmo, la moquette è logora e macchiata in più punti e la carta da parati, raffigurante un orrendo motivo a fiori, è ormai strappata e sgualcita.

Buffo come questo ambiente sembri rappresentare fedelmente lo stato in cui mi trovo io adesso.

Fisso stancamente il buco sulla vecchia tappezzeria: la voragine che mi ha inghiottito il petto deve avere sicuramente lo stesso aspetto.

Una bottiglia di whisky scadente, ormai semi vuota, oscilla pericolosamente in bilico tra le mie dita.

Ampie volute di fumo si propagano dalle mie labbra dischiuse mentre mi accingo a consumare l'ultima, bastarda sigaretta del pacchetto.

Cinque giorni.
Centrotrentasei ore.

Un ammasso di tempo per riflettere, ponderare, per dubitare.
Ore nelle quali sono stato preda dei più disparati sentimenti: furia, colpa, dispiacere, impotenza.

Il peso di ciò che ho scoperto a casa di Susan si è sommato alla shock di un'altra rivelazione.

Dopo un'attenta analisi di John, abbiamo scoperto a chi appartiene il numero dal quale mi venivano inviati quegli strani messaggi.

Si tratta di un telefono che era attivo sempre negli stessi giorni, alle stesse ore, nello stesso posto.

La scheda telefonica risulta essere intestata a Marcus Graham.
L'assistente personale di mio padre.

Tutto sembrerebbe semplice se non fosse per il fatto che quell'uomo è stato licenziato più di un anno fa.

Dunque resta un'unica persona che aveva accesso al telefono aziendale: Jeremy Butler.

Ancora una volta si tratta di lui.

Mio padre cercava Elisabeth.
Mio padre voleva che la trovassi.

Fisso gli occhi sull'orologio al muro, sono le nove del mattino.
Il mio volo parte tra un'ora esatta.

È l'ora di fare i bagagli e tornare a San Francisco.
Papà, è ora di fare due chiacchiere

•••
Elisabeth

"Maledizione, rispondi!" Urlo, tentando si soffocare le lacrime.
Scaglio il telefono dall'altra parte del letto e lo osservo rimbalzare sulla trapunta e cadere rovinosamente a terra.

Mi stringo le ginocchia al petto e osservo da sotto il velo delle lacrime la camera da letto del mio nuovo appartamento.

Non ho notizie di Jacob da sei, interminabili giorni.

Il suo telefono non squilla neppure, ad accogliere le mie infinite chiamate c'è solo la voce della segreteria telefonica.

Il nostro ultimo contatto risale al momento in cui lui è atterrato a San Diego.

Da allora non l'ho più sentito.

Nella mia caotica mente si sono susseguite ipotesi inerenti le situazioni più tragiche.
Cristo, sono arrivata a pensare che l'aereo con il quale avrebbe dovuto fare ritorno avesse avuto un incidente.

Ma, fortunatamente, non sono stata destinataria di nessuna di queste notizie.

Eppure Jacob non è ancora qui.
Il che è sospetto perché mi aveva rassicurata sulla brevità del suo viaggio, si sarebbe trattato semplicemente di risolvere alcune questioni inerenti la società di suo padre e nulla di più.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora