Scheletri nell'armadio

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"Che poi l'amore, se in fondo ci pensi, è l'unico appiglio in un mondo di mostri."
(La stella più fragile dell'universo, Ultimo.)
•••
Elisabeth

"Colpa mia." Ripeto ancora una volta nel momento in cui il menù mi scivola dalle mani cadendo a terra con un tonfo sordo.

È l'ora di pranzo di un banale venerdì di fine ottobre, il Katy's è piuttosto tranquillo, i tavoli sono occupati principalmente da coppie di anziani e giovani in carriera che hanno deciso di trascorrere qui la loro pausa pranzo.

"Si può sapere che diavolo ti prende?" Jenny cerca di sussurrare questa domanda, ma il suo tono di voce si alza di qualche ottava attirando le occhiate dei clienti.

Siamo impegnate a sistemare il bancone, impilare i piatti puliti e i menù, ma la mia goffaggine ha deciso di ripresentarsi proprio oggi: non ho fatto altro che inciampare, far cadere qualcosa e combinare guai in cucina.
Questa situazione va avanti dall'orario di apertura.

"Ieri sera ho fatto le ore piccole, tutto qui."
Reprimo uno sbadiglio e riporto l'attenzione sul mio lavoro.

Tento di convincere anche me stessa con queste parole, ma chi voglio prendere in giro?

La mia mente e il mio corpo sono rimasti imprigionati tra le pareti spoglie della camera di Jacob: riesco ancora ad evocare il ricordo di ogni singola sensazione, ogni respiro, ogni bacio e tocco.

Ripercorro in loop gli avvenimenti di ieri sera come un film del quale si vuole imprimere ogni fotogramma nella memoria.

Riemergo dalla mia spirale di piacevoli pensieri e vengo accolta dallo sguardo interrogativo di Jenny.

Ha un sopracciglio inarcato, il piede destro che batte freneticamente sul pavimento.
Tap. Tap. Tap.

"Tu non me la racconti giusta." Sbotta d'improvviso portandosi una mano al fianco. "Avanti, dimmi cos'è successo."

Decido di fingere di non aver sentito e sposto il mio sguardo sulla macchia di unto che sporca la divisa della mia amica.
Se la osservo più attentamente, sembra quasi una stella, interessante.

"Elisabeth Gray, sto aspettando!" Jenny non demorde.

Chiudo gli occhi e sbuffo pesantemente. Non ho scampo.

"Va bene, va bene! Sono stata ad una cena a casa di Jacob." Ostento un certo disinteresse nel rispondere, come se non ci fosse niente di eclatante.

Jenny però, non la pensa come me.
"Tu cosa? Oh.mio.Dio. Una cena? Dai Butler? Ma soltanto l'elitè di San Francisco ha accesso agli eventi esclusivi organizzati da loro!"

Adesso ha iniziato a saltellare leggermente sul posto,
la sua capacità di mantenere un contegno è ridotta al minimo.

Alzo gli occhi al cielo con esasperazione, cerco di trascinarla sul retro del locale con discrezione per evitare che Paul si accorga di questo teatrino e ci richiami all'ordine.

Una volta giunte a destinazione, mi accascio su una sedia abbandonata in un angolo.

"Devi assolutamente raccontarmi tutto! È vero che i Butler hanno delle guardie del corpo? Ed è vero che il numero dei bagni della casa è superiore a quello delle stanze?" Le parole di Jenny scorrono alle mie orecchie come un fiume in piena.

"Bodyguard? Bagni? Cosa ne so io del numero dei bagni! Non li ho mica contati." Rispondo sollevando le mani e facendole ricadere sulle ginocchia.

Jenny non è soddisfatta della mia risposta.
Cammina avanti e indietro di fronte a me, i suoi capelli rosso fuoco svolazzano da tutte le parti.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora