Carte in tavola

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"Prima che ci incontrassimo, vagavo per la vita senza una direzione, senza una ragione. Ma so che, per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te. [...]" (Nicholas Sparks)
•••
Jacob

"Unoo..." Urlo facendo oscillare la bottiglia tra le mie dita.
"Dueeee..." Sollevo il braccio e mi preparo al lancio.
"E tre!" Scaglio la bottiglia di birra ormai vuota verso l'oscurità che si profila di fronte ai miei occhi.

Accolgo il tonfo del vetro che si frantuma per terra con una risata euforica.

"Dannazione Jacob! Dacci un taglio." Simon si aggrappa al mio giubbotto di pelle e mi scrolla nel tentativo di attirare la mia attenzione.

"Qualche problema?" Borbotto osservando l'espressione esasperata del mio migliore amico.

"Sei tu il problema! È la quarta bottiglia che scagli in aria come uno psicopatico, se becchi qualcuno ci faranno il culo amico. Ti stai comportando come un bambino, un bambino del cazzo ubriaco."

Sbuffo e sollevo le spalle con noncuranza. "Sono ubriaco? No. Piacevolmente inebriato dall'alcol? Si." Rispondo appoggiando la schiena alla fiancata della mia auto per trovare un po' di equilibrio.

Una folata d'aria fredda investe il mio corpo con violenza e mi ritrovo a tremare leggermente nel tentativo di accendere una sigaretta.

Simon si affretta ad aiutarmi strappandomi l'accendino dalle mani. "Ecco." Annuncia nel momento in cui aspiro la prima boccata di fumo.

"Hai intenzione di entrare o vuoi startene qui a frignare ancora un po'?" Simon indica con un cenno del capo l'ingresso del club.

Il The Sin's club.

In realtà non so se voglio entrarci. Non so neppure perché sono venuto qui questa sera.

Forse perché sono un pazzo masochista e ho voluto fare ritorno nell'ultimo luogo in cui io e Beth siamo stati insieme.
Nell'ultimo posto in cui ho sentito le sue labbra sulle mie.

Che cazzo di problemi ho? Sul serio, cosa c'è che non va in me?
Questi non sono pensieri che mi appartengono, questo non sono io.

Socchiudo gli occhi e lentamente rilascio il fumo dalla bocca: osservo le spire librarsi in aria con leggerezza e noncuranza, le osservo sfumare fino a dissolversi.

A volte vorrei sparire così, dissolvermi come il fumo.
Eclissarmi e non dover più sopportare il peso dei miei pensieri, non dover più cercare di resistere alla morsa di una vita che minaccia di soffocarmi.

"Hai sentito tutto ciò che ho detto negli ultimi cinque minuti?" La squillante voce di Simon irrompe nella nebbia che offusca la mia mente.

Lo guardo con aria colpevole e scuoto la testa.

"Perfetto. Sono passato dall'avere un migliore amico con cui parlare a fare monologhi nel parcheggio di uno squallido club." Solleva le mani in aria.
"E adesso proprio il mio migliore amico diventerà campione nel lancio della bottiglia da sbronzo."

Nonostante tutto, ridacchio sommessamente.

"Sul serio, che ti prende?" Adesso la sua voce è ferma, quasi preoccupata.

Evito il suo sguardo.
Non voglio lasciar trapelare nulla.
Non voglio mostrare la rabbia, la frustrazione e la delusione che covo dentro.

Con un gesto fulmineo, nascondo la mano in tasca: non voglio neppure che si accorga delle mie nocche spaccate, frutto del pugno scagliato contro specchio del bagno.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora