Lacrime represse

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''Nessuna bufera, tempesta o temporale spegnerà il tuo fuoco se ami.''
(Jacqueline Miu)
•••
Elisabeth

Osservo le spire di fumo arricciarsi al comando del vento e fuoriuscire lentamente dalla finestra della cucina di casa mia.
O meglio, di quel che ne è rimasto.

Odio il senso di impotenza che mi squassa il corpo, detesto avvertire il magone che in questo momento mi sta serrando la gola.

Tutto ciò che possedevo, tutti i miei effetti personali ed averi erano custoditi tra quelle quattro mura.

E adesso? Adesso non è rimasta che cenere.

In un certo senso questa casa rappresentava la mia rinascita: il decisivo punto di distacco dal mio passato e il luogo dal quale ripartire per poter dare forma al mio destino.

Evidentemente questo incendio non è altro che un segno premonitore: non sono destinata ad andare da nessuna parte, soprattutto adesso che non ho neppure un tetto sopra la testa.

Chino il capo e mi abbandono alla sconfitta mentre ascolto la conversazione tra Paul ed il vigile del fuoco che ha domato le fiamme. Non è rimasto molto da portare in salvo, il fuoco non ha lasciato scampo quasi a nulla.

''Sicura di non esserti dimenticata il fornello aperto o qualcosa del genere?'' Mi volto verso Jacob nell'udire la sua domanda. La sua voce è intrisa di preoccupazione.

Ci siamo precipitati qui, insieme, non appena ho terminato la conversazione al telefono con Paul.

Scuoto la testa con aria afflitta. ''No, no dannazione. Prima di uscire di casa controllo sempre che ogni cosa sia al proprio posto.''

''Okay, capisco.'' Annuisce passandosi una mano sulla mascella. ''Vuoi chiamare i tuoi? Sai, dovresti informarli di tutto questo casino e...''

Deve aver letto qualcosa di strano nella mia espressione perché si blocca a metà frase e mi rivolge un'occhiata così intensa da mettere i brividi, quasi come se avesse trovato la risposta al suo quesito nel mio sguardo.

''Non ho nessuno da chiamare Jacob.'' Rispondo apaticamente guardandolo dritto negli occhi per poi voltarmi verso la facciata del mio palazzo.

Sono sola. Completamente abbandonata a me stessa.

Maledizione, ammetterlo è davvero uno schifo.

Sollevo gli occhi al cielo nel tentativo di scacciare le lacrime che minacciano di straripare dalle mie iridi a momenti.
Non piangerò, non ora, non davanti a tutta questa gente.

Deglutisco con fatica e tento di riprendere il controllo delle mie emozioni, impongo alla mia mente di prendere il comando perchè so che se lasciassi dominare da tutto questo finirei per crollare qui, sull'asfalto.

Ho bisogno di schermarmi da questo turbinio di delusione e tristezza, è il solo modo che conosco per andare avanti.
Quello che mi consente di rimanere a galla da molti anni ormai.

''Elisabeth, ascoltami.'' Sussulto nell'attimo in cui Jacob si sporge verso me per racchiudere il mio viso tra le mani.

Mi focalizzo sul luminoso verde delle sue iridi, ho bisogno di qualcosa che faccia deviare la direzione dei miei pensieri.

''Tu hai me.'' Il suo fiato caldo solletica le mie labbra mentre parla, labbra che fino a poco fa erano premute contro le sue. ''Sono qui, in carne e ossa.
Per te.''

Il calore che inonda il mio stomaco nell'udire queste parole non ha niente a che vedere con le fiamme che hanno lambito casa mia.

Questo fuoco non mi distrugge, mi accende.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora