Tu sei l'inaspettato

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Spazio autrice

Buonasera, ormai siamo giunti agli sgoccioli. "Tu sei l'inaspettato" sta per arrivare alla fine.
Non mi dilungherò a lungo dunque godetevi questo ultimo capitolo prima dell'epilogo.
Spero vi piaccia.
Buona lettura💜💫
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"Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente."
(William Shakespeare)
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Elisabeth

Fitte e minacciose nubi incombono sulla mia testa, annunciando l'arrivo di un furioso temporale.

Il vento soffia con prepotenza sul mio viso ed i miei capelli ondeggiano inermi al suo comando.

La vista dell'imponente oceano in tumulto si apre dinnanzi ai miei occhi e mi lascia senza fiato.
Le onde si infrangono violente sul bagnasciuga alla stessa disperazione con la quale batte il mio cuore.

Stringo tra le mani le chiavi dell'auto di Jenny: le ho implorato di prestarmela rifiutandomi di dirle dove fossi diretta perché, se lo avessi fatto, me ne sarei pentita e avrei finito per barricarmi in casa per un altro mese.

E io non ho più tempo perché lui sparirà domani mattina.

Ma adesso sono qui, con le gambe tremanti ed il petto pesante mentre il mio cervello scalpita contro le pareti del mio cranio ordinandomi di voltarmi e scappare a gambe levate.

Dovrei essere al sicuro, in camera mia sotto le calde coperte del mio letto.
Dovrei essere impegnata a leccare le ferite che lui mi ha inferto.
E soprattutto dovrei voltare pagina, chiudere questo capitolo e bruciare l'intero libro che racchiude la storia mia e di Jacob.

Ma io sono Elisabeth Gray e di scelte giuste non ne ho mai fatta una.

Decido quindi di dare ascolto al cuore traditore che ruggisce al centro del mio corpo e raccolgo una manciata di respiri mentre getto un'occhiata alla villa sulla spiaggia che appartiene a Jacob.

Le luci della casa sono tutte spente ad eccezione di una al primo piano.

Lui è qui.

Questa è una consapevolezza che minaccia di schiacciarmi al suolo definitivamente.

Le gambe reggono a malapena il peso del mio corpo mentre inizio ad avanzare di qualche passo.

Non lasciarti appassire, mi ripeto.

Cammino ancora, avvicinandomi al vialetto che conduce alla porta di ingresso.

Non lasciare marcire ciò che ti fa sentire viva.

I mie piedi affondano inermi nella sabbia e passo dopo passo giungo finalmente all'entrata.

Ed è adesso che lo vedo.

Jacob è seduto sul primo scalino dinnanzi la porta di ingresso.
È rannicchiato su se stesso, con le braccia avvolte attorno alle ginocchia e lo sguardo perso non so dove.
Indossa una semplice t-shirt nera che non riesce a proteggerlo dal freddo di questa serata, tanto che lo osservo rabbrividire mentre il vento gli bacia violentemente la pelle.

Non si è ancora accorto della mia presenza, il che è un bene perché la sua sola vista mi prosciuga e minaccia di soffocarmi qui ed ora.

Non mi sorprende la reazione del mio corpo alla sua vicinanza: ogni mio arto, porzione di pelle, ogni mia cellula sembra aver ripreso a danzare, a respirare.
E per la prima volta dopo un mese credo di sentirmi di nuovo viva.

Un lieve ansito di sollievo abbandona le mie labbra inaspettatamente.

Porto d'istinto una mano alla bocca per soffocarne il suono ma, nonostante il furioso soffiare del vento, lui lo sente, mi sente.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora