Avviso per tutti i lettori: leggete lo Spazio Autrice alla fine perfavore, grazie a tutti.
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"Si limitò a guardarmi. Quello sguardo mi disse tutto quello che c'era da dire."
(Charles Bukowski)
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ElisabethSorseggio avidamente il caffè, stringo tra le mani la mia tazza preferita e mi lascio andare ad un pigro
sbadiglio tipico della domenica mattina.Le undici sono passate da un pezzo ormai, non so se sia ora di fare colazione o pranzo.
Una giornata all'insegna dell'improvvisazione, del pigiama e dell'indecisione: questa è la domenica.
Mi stiracchio pigramente, accolgo i tenui raggi solari che filtrano dalla finestra, mi concedo un momento per contemplare la quiete nella quale versa il mio appartamento.
Deposito la tazza vicino al lavandino: è sbeccata sul bordo, ma a me piace così...imperfetta.
Un po' come me, trabocco di difetti e increspature ma sono solita pensare che, nell'insieme, io possa apparire perfetta nelle mie imperfezioni.L'aroma di caffè che alleggia nell'aria mi riporta a Jacob, al nostro brindisi qui.
Non l'ho più visto dalla sera in cui mi ha gentilmente accompagna a casa, una conseguenza del meschino gesto di Jenny.
Il tragitto verso il mio appartamento quella sera fu molto piacevole.
In quella macchina super costosa, con "Should I stay or shoud I go" dei Clash in sottofondo, ho avuto prova dell'amore che lega quei due fratelli, degli sguardi complici, dei sorrisi grondanti affetto.
Gli occhi smeraldo di Jacob si illuminavano alla sola vista di suo fratello Thomas.
Come biasimarlo d'altronde?Tommy è un ragazzo fantastico, ambizioso e curioso, con tanta voglia di lasciarsi andare alle meraviglie del mondo.
Ho avuto modo di parlare con lui e ho ritrovato un po' di Elisabeth nel suo modo di fare.
Mi ha ricordato me da bambina: amavo esplorare, desideravo assorbire tutto ciò che il mondo avesse da offrirmi.
Passavo intere giornate nel giardino della nostra vicina di casa, persa tra le varietà di fiori che si affacciavano sul verde del prato: credevo che ogni fiore avesse una sua storia, una fragranza da regalare e ogni pomeriggio mi divertivo ad annusarne il più possibile.
Gustavo ogni profumo, mi immaginavo luoghi lontani impregnati di quell'odore, chiudevo gli occhi e sognavo di essere altrove, circondata da viole, tulipani, margherite e camelie.Poi la voce di mia madre mi strappava dal sogno, gettandomi in pasto alla realtà.
"Beth, piccolina. La mamma ha bisogno di aiuto."
Si affacciava sul portico e gridava il mio nome con tono malfermo, biascicando le parole.Odiavo assistere all'autodistruzione di mia madre: detestavo non potermi specchiare nel suo sguardo offuscato dall'alcol, non poter osservare il mio riflesso in quegli occhi che mi avrebbero dovuta ammirare con amore e devozione.
Di solito mi chiamava per porre rimedio ai casini in casa: la birra rovesciata sul tappeto grigio del salone o il piatto andato in frantumi nel tentativo di preparare un misero pasto del quale poi sarebbe toccato a me occuparmene.
Mi riscuoto dalla spirale di pensieri nella quale sono precipitata.
Lancio un'ultima occhiata alla mia tazza sbeccata che nonostante tutto è ancora intera.Non c'è più niente in frantumi, adesso sono qui.
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"D'accordo Noah, sta tranquillo. Sarò puntuale." Sollevo gli occhi al cielo, stringendo il cellulare tra le mani.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...