Rabbia e rovina

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"L'amore e l'odio non sono ciechi, bensì accecati dal fuoco che covano dentro."
(NIETZSCHE)
•••
Elisabeth

"Non abbiamo proprio nulla da dirci." La voce di Emma è tagliente come affilate schegge di vetro.

Mi guarda dall'alto in basso, con il labbro arricciato in un ghigno di superiorità e disgusto, mentre squadra con sufficienza la mia divisa da lavoro.

"Ah, no? Ne sei proprio sicura?" Domando afferrando la spalliera della sedia che le sta di fronte. La strascino verso me e mi ci siedo sopra.

Adesso i nostri visi sono l'uno di fronte all'altro, pesanti zaffate di profumo dolciastro si scontrano contro il mio naso ad ogni suo movimento.
Emma non riesce a star ferma sulla sedia, si agita con nervosismo, scostando i capelli da una spalla all'altra.

La osservo deglutire con difficoltà mentre sposta gli occhi da un angolo all'altro del locale.

"Sai perché sono qui, no?" Indico il posto in cui sono seduta con un cenno del mento.

Lei scuote la testa con enfasi facendo ondeggiare i pesanti orecchini che le adornano i lobi.
"Non ho idea del perché tu stia facendo questa sceneggiata, io sono.."

Sollevo una mano di scatto. "Taci, adesso." Sussurro con tono perentorio.

La sua bocca si spalanca impercettibilmente, un chiaro segno di stupore dinnanzi alle mie dure parole.

"Vedi Emma..." Esordisco, appoggiando i gomiti sul tavolo ed incrociando le braccia al petto. "Mi stupisce vederti qui oggi. Mi chiedo con quale coraggio e con quanta arroganza tu abbia deciso di presentarti sul mio posto di lavoro dopo quello che mi hai fatto. Credevi fossi così stupida da non riuscire ad arrivare alla verità? Mi consideravi così ingenua da non cogliere il messaggio velato che si celava dietro al tuo vestito? Proprio quel vestito che ho trovato tra la roba sopravvissuta all'incendio che ha devastato casa mia. Un incendio orchestrato e provocato da te e Derek, di preciso."

Le parole sgorgano dalla mia bocca con estrema facilità, sono ruvide e dirette, pronunciate con una voce che, alle mie orecchie, non sembra neppure la mia.

Lampi di colpa illuminano le sue iridi cristalline e so per certo che le mie parole hanno colto nel segno.

"Che assurdità stai blaterando? Noi non..."
Tenta di parlare, ma decido di non lasciarle scampo, non oggi.

"Taci, ho detto." Sussurro a bassa voce in modo da non venire udita da nessun'altro se non lei.
Continuo a parlare senza sosta, la rabbia mi rende poco lucida e tremendamente loquace.

"O forse credevi che non avrei avuto il coraggio di affrontarti? Eri convinta che me ne sarei stata lì zitta e buona e avrei servito la cena ad una serpe come te? Beh, ti sei sbagliata." Sputo con rabbia mentre i miei pugni si stringono contro l'immacolata superficie del tavolo.

Noto il suo petto abbassarsi in pesanti e veloci respiri.

"Posso confessarti una cosa Emma? Mi fai un po' pena." Ammetto con un ghigno sulla faccia. "Guardati: così bella, così vuota." Indico il suo viso perfetto con un cenno. "Alla costante ricerca di attenzioni che possano colmare il vuoto che ti squarcia il petto."

Emma sussulta sulla sedia. "Tu non sai niente di me." Ringhia velenosa mentre le sue unghie lunghe e curate graffiano contro il legno.
I suoi occhi però mi dicono tutt'altro, dicono che ho pronunciato parole vere, giuste.

Inarco un sopracciglio con fare saccente.
"Non so niente? Uno: so che sei Emma Carter, figlia di una delle famiglie più ricche e potenti della città." Indico contando sulla mano. "Due: so che vuoi Jacob, e forse, in un modo malato e quasi perverso, lo ami." Continuo a contare sollevando un terzo dito. "Tre: so che sei disposta a far di tutto pur di non vederti portare via ciò che desideri."
"E quattro: so che hai distrutto casa mia, hai distrutto il frutto dei miei sacrifici, hai distrutto tutti i miei averi, hai messo a fuoco il mio unico rifugio al mondo. E per cosa? Per una stupida scenata di gelosia, per un ragazzo che ha sussurrato ti amo non a te, ma a me."

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora