Una fiamma nella notte

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"Oh invadimi con la tua bocca bruciante,
indagami, se vuoi, coi tuoi occhi notturni,
ma lasciami nel tuo nome navigare e dormire."
(Pablo Neruda)
•••
Jacob

"Eccoci qui, casa dolce casa." Annuncio mentre sorreggo Beth da un braccio guidandola all'interno del suo appartamento.

La sua fugace dormita in auto si è interrotta bruscamente nel momento in cui ho aperto la portiera per condurla verso il palazzo in cui abita.

"Letto." Borbotta tra sè e sè indicando la porta della sua stanza.

"Gesù Beth, sul serio, quanto hai bevuto?" Domando sconcertato.

In risposta, Elisabeth fa un breve elenco di ciò che si ricorda di aver ingerito e rimango sorpreso dal fatto che riesca ancora a reggersi in piedi, più o meno.

"Non dovresti essere qui." Sbotta di punto in bianco agganciando i suoi caldi e languidi occhi marroni ai miei.

Incrocio le braccia al petto e corrugo la fronte mentre registro questa sua sgradevole affermazione.
"Sono esattamente dove dovrei essere." Replico cercando di apparire imperturbabile.

La osservo lottare contro una scarpa nel goffo tentativo di toglierla, sono quasi sul punto di chinarmi per aiutarla quando vengo fermato dalla sua voce.

"Diamine, non ho bisogno della babysitter." Detto ciò, scaglia la scarpa in un angolo e corruga la bocca in uno strano broncio.

"E se vomitassi fino a svenire? O peggio, se vomitassi nel sonno?" Le dico esasperando un po' la situazione e, nel vedere la sua espressione allarmata, mi vedo costretto a reprimere un crudele sorrisetto.

Beth fa un gesto con la mano per minimizzare il tutto. "Impossibile." Biascica convinta.

Esattamente dieci minuti dopo, è china sul gabinetto intenta a rigettare l'anima a suon di conati.
Osservarla qui, accasciata mollemente tra le mie braccia, fa stringere il mio arido petto in una morsa.

"Giuro, non berrò mai più." Dalle sue labbra fuoriesce un verso sofferente.

"Le ultime parole famose." Ridacchio reggendole i capelli e presto la massima attenzione affinché non si sporchino.

"Non voglio che tu mi veda in queste condizioni." Mi rivela timidamente portandosi una mano sugli occhi così da nascondere parte del suo volto alla mia vista.

Le porgo prima un'asciugamano umida per permetterle di pulirsi il viso e poi del colluttorio.
"Beth, non ho mai visto nessuno vomitare meglio di te." Ammicco facendole l'occhiolino.

Elisabeth scoppia in una fragorosa risata, un suono di pancia, autentico e leggerlo.
Mi gusto l'effetto che il solo sentirla ridere così suscita al mio corpo: è un balsamo per ogni ferita.

Beth scaglia l'asciugamano nella mia direzione e io sorrido di fronte alla sua furia.
"Stronzo." Borbotta sommessamente.

Mi alzo in piedi abbandonando le fredde piastrelle del pavimento del suo bagno.
"Come hai detto, scusa?" Porto una mano all'orecchio e fingo di non aver sentito.

Lei mi sfida con lo sguardo e poi ripete la stessa parola ma più lentamente: "Stronzo."
Sussurra provocandomi con aria impettita.

Mi chino verso di lei e aggancio le mani alla sua stretta vita sollevandola di peso.

"Jacob! Mettimi subito giù!" Urla quando, con uno slancio, la carico in spalla.

"Questa la definirei una dolce vendetta." Sospiro gettando una lunga occhiata al suo sedere fasciato in un paio di jeans attillatissimi.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora