Tentazioni

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"Vorrei farti cento cose ma non so da dove iniziare... ti vorrei viziare."
(Coez, La musica non c'è.)
•••

Jacob
Sono un idiota.

È questo ciò che penso mentre tento inutilmente di domare la rabbia che mi pervade.
Sto rischiando di giungere al punto di non ritorno e cedere qui, di fronte a tutti.

Avrei dovuto accompagnare io Beth alla festa, sarei dovuto andare io a prenderla a casa.

E invece? Da stronzo orgoglioso quale sono ho preferito dare ascolto alla collera.

Il ricordo della cena improvvisata a casa di Beth mi ha lasciato un retrogusto amaro in bocca: mentirei se dicessi di non aver desiderato di far stare zitto Noah, possibilmente in maniera violenta, probabilmente con un sonoro pugno.

Con ogni occhiata, gesto o parola, ha cercato di farmi apparire nel peggior modo possibile agli occhi di Elisabeth.
E come se non bastasse ha deciso di sfoggiare l'arma della seduzione con la ragazza che voglio.
Oltretutto fallendo miseramente: Beth non lo ha degnato nemmeno di uno sguardo.

Davvero patetico.

Ciò che mi ha stupito ancora di più è stato il comportamento di Elisabeth: non ha pronunciato nemmeno una sola sillaba in mio favore, si è limitata soltanto ad acconsentire all'assurda pretesa del suo collega.

Incredibile, credevo odiasse le feste e tutte queste cazzate.

Stasera però, se mi avessero visto arrivare insieme a Beth in questo covo di avvoltoi nessuno avrebbe provato a darle fastidio.

Tantomeno Caleb Hamilton.

Avanzo di qualche centimetro verso di lui con i pugni stretti ed abbandonati ai lati dei fianchi, pronti a scattare.

Ho varcato la soglia di questa dannata villa solo dieci minuti fa.
E me ne sono bastati anche meno per scorgere Elisabeth.

L'ho rintracciata quasi subito nel bel mezzo della calca: un'espressione di confusione le tingeva il volto, la sua chioma castana ondeggiava tra i corpi in pista.
Il viso illuminato dalle luci stroboscopiche era dipinto di diverse tonalità di colori.

Mi è bastato scivolare di qualche centimetro con lo sguardo sulla sua figura per poter finalmente ammirare il suo corpo, questa volta senza una dannata divisa giallo canarino ad oscurare il tutto.

E cazzo, in questo momento rabbia ed eccitazione danzano insieme nelle mie vene.

La vista delle sue lunghe gambe, fasciate in una banale gonna nera, ha evocato in me pensieri ai quali mi vergognerei dar voce.

Una sensuale striscia di pelle candida fa capolino tra il tessuto della gonna ed il top che indossa.
Ha una pelle immacolata, all'apparenza liscia, di qualche tono più chiara della mia.
E qui, inghiottito da una folla assuefatta dall'acol e dalla musica dance, mi ritrovo a fantasticare su noi due, insieme.

La mia mente così come il mio corpo sembrano aver abbandonato ogni briciolo di razionalità e controllo.

Evoco l'immagine dei nostri corpi intrecciati l'uno all'altro: un'armonia di sfumature e differenze, di incastri, di luci e ombre.
Istinto e ragione.
Le mie mani che risalgono lente lungo il profilo delle sue curve accompagnate dal dolce suono dei suoi sospiri in sottofondo, le mie dita che giungono al suo centro per stuzzicarla, farle sussurrare il mio nome e...

"Jacob? Fai sul serio cazzo?"

Al posto dei tenui sospiri di Beth, ciò che irrompe alle mie orecchie è la strafottente voce di Hamilton.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora