Una scottante vendetta

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"Our secret moments in a crowded room
They've got no idea about me and you
There is an indentation in the shape of you
Made your mark on me, a golden tattoo.."
(Dress, Taylor Swift)
•••
Elisabeth

Il sonno scivola via da me lentamente, i miei occhi si schiudono impercettibile al suono delle onde che si scontrano dolcemente sul bagnasciuga.

Mi stiracchio pigramente rimpiangendo la brevità di questi momenti di relax al pensiero della giornata di lavoro che mi attende.

Affondo il naso nel cuscino e aspiro con avidità il profumo di ammorbidente alla lavanda del quale il tessuto è impregnato.

Spalanco gli occhi di colpo, il piacevole torpore del sonno svanisce all'istante.

Questo cuscino non è il mio, così come questo letto e l'intera stanza nella quale mi trovo.

Gli avvenimenti di ieri si abbattono su di me con la forza di un treno in corsa.

Porca puttana.
Non ho più un posto in cui vivere.

Mi sollevo sui gomiti e getto un'occhiata perplessa al mio corpo fasciato in una enorme t-shirt bianca: ne sollevo l'orlo di scatto.

Doppio porca puttana.
Le mie mutandine sono sparite.

Per ultimo, rivolgo lo sguardo all'intricato intreccio di lenzuola nel quale sono avvolta, un chiaro segno del fatto che su questo letto non ci sono stata solo io.

Triplo porca puttana.
Io e Jacob abbiamo dormito insieme e, dai ricordi impressi a fuoco nella mia mente, so per certo che non ci siamo limitati a sdraiarci l'uno accanto all'altra.

Calore puro, incandescente come lava, sembra fluire dal centro del mio petto e risalire fino alle mie guance nel rievocare il ricordo dei suoi versi di piacere, dei suoi famelici occhi sul mio corpo.

Porto le mani al viso nel tentativo di darmi una calmata e sfrego via dagli occhi i residui di mascara del giorno prima.

Sono un disastro.
La mia vita è un disastro.
I miei capelli sono un disastro.

Con uno sbuffo di esasperazione, mi divincolo dalle setose lenzuola e inizio a perlustrare la stanza da cima a fondo in cerca delle mie mutandine.

"Maledizione." Sussurro girovagando a vuoto. "Maledizione!"  Impreco alzando la voce.

Nessuna traccia della mia biancheria intima.

Con l'orlo della maglietta stretto tra le mani, nella speranza di coprire quanti più centimetri di pelle possibile, mi addentro verso il corridoio.

Mi aggiro incerta per la casa, incapace di orientarmi e curiosa di esplorarne ogni angolo.

Man mano che avanzo, avverto un delizioso profumo solleticarmi le narici: il mio stomaco brontola in risposta ricordandomi della mancata cena di ieri sera.

Non incontro alcuna difficoltà nel raggiungere la cucina e, nel momento in cui faccio capolino nella stanza, scopro la fonte del piacevole odore che si è sprigionato in casa.

Strabuzzo gli occhi: qualcuno sta facendo i pancake.

Non ci sarebbe nulla di strano in tutto ciò se non fosse per il fatto che quel qualcuno è Jacob.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora