"Chiunque abbia sempre assecondato i propri istinti non può avere rimorsi."
(Pierre Mac Orland)
•••
JacobSono in auto diretto verso casa.
San Francisco diventa una macchia indistinta dietro ai finestrini mentre sfreccio sulla strada libera.Cerco di mettere a tacere i miei pensieri, di soffocare quella voglia di invertire marcia e tornare da Elisabeth.
Non so cosa diavolo mi sia passato per la testa stasera: un attimo prima ero a quella festa del cazzo e un attimo dopo mi trovavo davanti la porta del suo appartamento come un fottuto maniaco.
La verità è che ho agito d'istinto, seguendo le mie sensazioni più viscerali, come ho sempre fatto d'altronde.
Vivo la vita rincorrendo il rischio, l'adrenalina:
sono terribilmente attratto dalle sfide, inesorabilmente eccitato al solo pensiero di ogni ostacolo che proverò a distruggere e ad aggirare.Eppure non mi sono mai trovato in situazioni del genere: non ho mai avuto bisogno di elemosinare le attenzioni delle ragazze, nè ho mai faticato per ricevere un misero segnale del loro interesse.
Con lei è tutto diverso.
Ha una fiamma negli occhi, una scintilla di vita che mi attira profondamente.
Mi mette in discussione, mi sfida, non mi dà alcuna soddisfazione e cazzo se mi piace.È questo che la rende tanto piacevole ai miei occhi? Il suo essere così irraggiungibile?
Ripenso alla sua espressione esterrefatta nel vedermi sulla soglia di casa sua: si aspettava Noah Olsen al posto mio.
Ho notato con quanta voglia lui la guardava dagli Hamilton, come la stringeva a sè, come le sorrideva.Ma ho anche osservato Elisabeth e suoi occhi, più di una volta, erano aggrappati indissolubilmente ai miei.
Che sia anche lei vittima di questa piacevole elettricità che sento pervadermi il corpo solo guardandola?
La lancetta del contachilometri continua a salire incessante mentre avanzo nella notte.
Estraggo una sigaretta dal pacchetto e la porto alle labbra: il fumo invade in poco tempo l'abitacolo dell'auto, si trascina con sè i miei assurdi pensieri ed ogni mia dannata domanda viene lasciata in bilico nella fredda aria autunnale.
***
ElisabethLa giornata di domenica si trascina a rilento.
La situazione al Katy's è tranquilla: i clienti abituali sono seduti ai loro soliti tavoli, l'odore di fritto si diffonde dalla cucina mentre Noah è all'opera, Paul osserva vigile la sala ed io sono dietro al bancone.
Tutto normale.
Gli ultimi giorni sono stati una giostra di emozioni sconosciute e la quiete di oggi quasi mi destabilizza.
Sobbalzo per l'ennesima volta nel sentire il cigolio della porta che segnala l'arrivo di un nuovo cliente.
"Aspetti qualcuno?" La voce di Paul giunge confusa alle mie orecchie.
Mi volto di scatto verso di lui.
"Come? Io? No, assolutamente nessuno, perché?" Farfuglio con voce incerta."È da questa mattina che lanci occhiate ansiose alla porta non appena la vedi aprirsi." Mi spiega, aggrottando le sue folte sopracciglia scure.
Maledico me stessa per la mia sbadataggine.
La verità è che aspetto di veder spuntare Jacob da un momento all'altro.
La nostra conversazione mi ha scossa terribilmente: è da sabato che ripercorro con la mente le parole che ci siamo rivolti.Quella notte non ho chiuso occhio.
Quindi si, temo che lui si presenti qui oggi, ma più di ogni altra cosa ho timore delle mie sensazioni, sono terrorizzata da come potrei reagire se incrociassi ancora quegli occhi.Ho paura di quel che potrei sentire, di quel che lui potrebbe farmi sentire.
"Paul è tutto okay, dico sul serio." Minimizzo per tranquillizzarlo.
Lui mi lancia un'occhiata carica di dubbi e si allontana scuotendo la testa.
La nostra strana conversazione finisce qui.
***Il Katy's è ufficialmente chiuso.
Osservo la vecchia insegna spegnersi e tiro un sospiro di sollievo.
Anche stasera nessuna traccia di Jacob Butler.
Perlustro la zona intorno al locale e poi il muro sul quale l'ho scoperto appoggiato l'ultima volta.Niente di niente.
Inizio a percorrere il breve tragitto che mi separa dal mio appartamento: i pochi passi che percorro diventano preziosi per me, perché è in questo breve tratto che ho un'illuminazione.
Io sono Elisabeth Gray.
Sono la ragazza che vive di solitudine, di libri, di calde tisane e di solitarie serate sul divano.
Sono la ragazza che si è costruita una vita con fatica, una vita modesta, ma pur sempre serena.
Sono la ragazza che è cresciuta da sola e troppo in fretta, senza l'aiuto di nessuno.
Sono la ragazza che mantiene il controllo, che non si lascia abbagliare da frivole emozioni adolescenziali.
Sono la ragazza che è impegnata a cercare sè stessa e non l'amore.Sono Elisabeth Gray, e a me basta.
Mi basto.Jacob rappresenta tutto ciò da cui devo stare lontana: confusione, incertezza, dubbi, colori.
Trovare lui significherebbe perdermi inevitabilmente.E io non ho nessuna intenzione di perdermi.
...Novantotto, novantanove, cento.
Frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa, ma non le trovo.
Passano alcuni secondi, rovisto ancora all'interno di quella logora borsa di pelle consunta, ma ancora nulla."Maledizione!" Urlo cercando tra le innumerevoli tasche della tracolla.
"Hai bisogno di una mano?"
Per quella che sembra l'ennesima volta, rabbrividisco al suono di quella voce.Non è possibile.
Jacob è davanti al portone del mio condominio.
Ha capelli spettinati, un sorriso smagliante e le labbra incurvate in un ghigno strafottente.
Quella maledetta fossetta fa capolino con aria di sfida sulla sua guancia.Lo guardo una sola, maledetta volta e, nell'attimo in cui incrocio i suoi occhi color smeraldo, tutti i miei buoni propositi vanno a farsi fottere.
•••
STAI LEGGENDO
𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...