Senza più riserve

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"La amavo come si ama per la prima volta, con idolatria, con passione."
(Voltaire)
•••

Elisabeth

I battiti furiosi del mio cuore scuotono il mio petto che si alza e si abbassa in brevi affannosi respiri.

La gola brucia ancora per le parole che ho urlato, per quelle poche letali sillabe che mi sono lasciata inconsciamente sfuggire dalle labbra.

Mi sono innamorata di te.

Deglutisco con fatica mentre cerco di capire se Jacob abbia sentito o capito cosa ho appena detto.

Spero dal profondo di me che non sia così.

Ma la sua espressione mi conferma tutto il contrario.

I suoi occhi sono spalancati, due pozze verdi di stupore e sconcerto nelle quali potrei facilmente annegare. Ha le labbra leggermente dischiuse come
se fosse in procinto di dire qualcosa ma non riuscisse  a trovare la parola adatta da cucire sulla sua bocca.

Passano quelli che per molti potrebbero essere solo dei secondi, giusto il tempo di respiro, un battito di ciglia, ma che per me sono anni luce di incertezza e paura.

"Ripetilo." Mi ordina con voce debole ed instabile. Con un tono che non è il suo, un tono che sembra quasi appartenere ad un estraneo che è piombato qui proprio in questo momento.

Mi inumidisco le labbra guardandomi intorno, sono alla disperata ricerca di una via di fuga, di un piano B che mi consenta di sfuggire da questa assurda situazione.

"Elisabeth."
Sussulto e quasi urlo nel sentire le sue mani atterrare sulle mie braccia.
Non mi sono neppure accorta del fatto che si è spostato piazzandosi di fronte a me, invadendo il mio spazio personale, la mia aria, la mia mente ed
il centro del mio petto.

Ad ogni concitato e dolorante respiro il mio petto sfiora il suo, siamo terribilmente vicini eppure non ci tocchiamo.
Forse siamo due codardi o forse siamo così spaventati da tutto ciò che potrebbe accadere d'ora in poi da non riuscire più nemmeno a muoverci.

"Adesso. Ripeti quello che hai detto."
La sua presa sulla mia pelle si rafforza impercettibilmente, non c'è dolore in questo contatto, solo trepidazione ed aspettativa.

"Ti odio." Mi ritrovo a dire con voce tremante.
Appoggio la mani sul suo petto e lo spingo lontano da me, la mia mossa improvvisa lo coglie di sorpresa tanto che si sposta dal mio corpo di qualche centimetro.
"Ti odio perché eri inaspettato. Perché sei entrato nella mia vita con la forza di un uragano riducendo in macerie le poche certezze che mi erano rimaste, ti odio perché sei l'unico che riesce a farmi veramente sentire qualcosa."
Sputo fuori queste parole con rabbia e rassegnazione, senza più timore ma completamente esposta.
"Non sopporto che proprio tu sia riuscito a farti strada nel mio petto, lentamente e profondamente."
Deglutisco e tiro fuori la poca voce rimastami per proseguire.
"E sai qual è la parte peggiore? Nella vita ho sempre e solo cercato di fare la cosa giusta perciò, ad oggi, so per certo che tu sei sbagliato per me."
Lo fisso dritto negli occhi, osservando lo sgomento che gli deforma il viso.
"E mi odio perché non ho mai desiderato così tanto qualcosa di sbagliato come in questo momento."

Mi zittisco con un sospiro stanco mentre continuo a fissarlo senza più riserve e scudi.

"Non so cosa dire..." 
La sua voce irrompe nelle mie orecchie, è appena un sussurro, ma penetra nella nebbia che mi avvolge il cervello come un sonoro colpo di pistola.

Lo guardo e vedo che si è portato le mani al viso, le sue nocche escoriate sono in contrasto con la tonalità bronzea della sua pelle.

Stringo gli occhi con forza.
Forse posso far finta che tutto questo non sia successo, posso rimangiarmi tutto e sparire da qui come se niente fosse.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora